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I mulini di Leonardo

I mulini di Leonardo

Nei pressi di Vinci si conserva un edificio chiamato Mulino della Doccia. È proprio qui, nel suo paese natale, che Leonardo aveva osservato il funzionamento di quell’opificio idraulico disegnandolo in una famosa carta del Codice Atlantico. Gli studi leonardiani sul calcolo delle forze originate dall’acqua si basavano in gran parte sull’esperienza. Sulle colline attorno a Vinci, paesaggio familiare al giovane Leonardo, erano moltissimi i mulini alimentati dai corsi d’acqua che scendevano dal Montalbano. Alcuni di questi risalgono al XVI secolo e sono conservati ancora oggi.

  • Quello che distingue la figura di Leonardo uomo di scienza è sicuramente lo spiccato carattere empirico del suo sapere. Una delle carte che lo legano all’esperienza degli anni della prima giovinezza a Vinci è quella dove cita in modo esplicito il Mulino della Doccia di Vinci, a fianco degli schizzi dei meccanismi di una ruota idraulica. Il luogo dove si trovava l’antico mulino rammentato da Leonardo esiste ancora lungo la strada che da Vinci sale verso Anchiano. Poco più a monte è ben conservata la pescaia del mulino, in muratura a gradoni, che ricorda manufatti dello stesso tipo disegnati da Leonardo.

  • Sul limite dell’attuale piazza Leonardo da Vinci, l’antica platea del borgo castellano, si trovava il mulino del Comune di Vinci. Nel 1478 Leonardo fu chiamato dalla famiglia per presenziare all’atto ufficiale con il quale il mulino pubblico veniva concesso ai da Vinci in perpetuo, dietro clausola di accrescerne il valore attraverso migliorie. Questo mulino si vede rappresentato, infatti, in una pianta tardo-cinquecentesca assieme ad un secondo opificio, con a fianco l’osteria del borgo e la gora derivata dalle acque del rio della Querceta. Alcuni ruderi del sistema delle gore sono ancora parzialmente visibili in corrispondenza dell’antico botro usato come fossato di scarico.

  • Leonardo doveva conoscere bene i numerosi mulini che a quel tempo si addensavano lungo i torrenti che scendevano dai fianchi del Montalbano. Una delle valli che meglio rappresenta, oggi, il paesaggio dei mulini del tempo di Leonardo è la Forra di Balenaia, chiamata anche Vallebuia, dove si trovano strutture molto ben conservate del XVI-XVII secolo immerse nel loro suggestivo ambiente naturale. Nei pressi di Vinci si trovava, nel Cinquecento, il mulino dell’ospedale fiorentino di San Bonifacio, poi detto del Burra, oggi trasformato in abitazione. Da questo mulino, al tempo di Leonardo, si poteva salire fino al podere della Costareccia, una delle maggiori proprietà della sua famiglia.

  • Leonardo doveva conoscere bene i numerosi mulini che punteggiavano i torrenti del Montalbano che scendevano a valle verso il castello di Vinci. Il rio della Querceta, ad esempio, lambiva le terre dei popoli di Faltognano, Paterno e Santa Croce, dove la sua famiglia possedeva diversi poderi. Fra i mulini alimentati dall’acqua del rio della Querceta si conta anche il cosiddetto Mulino del Gatto, poco sopra la casa di Anchiano, nel luogo che porta oggi lo stesso nome. Le acque di questo torrente servivano anche ad alimentare i mulini del castello di Vinci attraverso la presa di una pescaia ed un condotto lungo centinaia di metri, ancora in parte visibili.