Il Centro svolge attività di ricerca e di monitoraggio della qualità ambientale del Padule di Fucecchio e si occupa di organizzare le visite nelle Riserve Naturali. Si avvale di un comitato tecnico-scientifico e di collaboratori specialisti nelle discipline naturalistiche esperti nel promuovere la conservazione e la valorizzazione del padule. Sono previsti percorsi diversificati per turisti ed appassionati e per scolaresche, con offerte didattiche specifiche, oltre ad un laboratorio per l'Educazione Ambientale. Il Centro Visite di Castelmartini raccoglie una buona documentazione sulla zona umida: mostre fotografiche su flora e fauna, manufatti realizzati con le erbe palustri ed una fornita biblioteca tematica.
Uno dei percorsi più suggestivi, dove è possibile immergersi nell’ambiente palustre, è l’itinerario naturalistico “le Morette”. Dal porto delle Morette ha inizio un percorso campestre che conduce all’interno del bacino palustre dove un osservatorio faunistico dotato di feritoie schermate consente l’osservazione dei grandi chiari della Riserva, gli specchi d’acqua circondati dai canneti. Durante la primavera e l’estate sette specie di aironi nidificano in questo luogo mentre in autunno e nei mesi invernali i chiari ospitano migliaia di anatre, folaghe e altri uccelli acquatici svernanti.
Fin dal Medioevo si hanno testimonianze dell'uso del sistema palustre come via di navigazione interna. Il sistema Padule di Fucecchio-Usciana era un importante collegamento per via d’acqua fra Pisa e Firenze attraverso la Valdinievole. Nel 1780 si contavano ancora più di cinquanta strutture portuali, spesso costituite da semplici approdi, utilizzate per vari tipi di imbarcazioni: dai piccoli noccolelli poi divenuti i barchini a quelli più grandi che caricavano merci come i barconi e i navicelli. Oggi rimane solo il barchino, tipica imbarcazione a fondo piatto, annerita dal catrame, usata soprattutto dai cacciatori. Nel famoso Paesaggio leonardiano del 1473 dove secondo una recente interpretazione è disegnato, al centro, uno scorcio del Padule di Fucecchio, sembra di riconoscere uno o due navicelli dalle tipiche prue ricurve. Il Paesaggio dell’Arno del 1473 è in esposizione nella mostra intitolata “Alle origini del Genio” (Museo Leonardiano, Vinci, 15 aprile - 15 ottobre 2019). Nel Museo di Fucecchio, invece, un dipinto della metà del Quattrocento opera dello Scheggia, fratello di Masaccio, raffigura un noccoletto del padule. Si tratta della Madonna con il Bambino in gloria e santi. La Vergine con il piccolo Gesù, incorniciata dal rosso violento dei cherubini, è affiancata da quattro figure di Santi. Sul lato sinistro San Sebastiano è collocato su uno sprone di terraferma mentre San Lazzaro e le Sante Marta e Maddalena sono in piedi su un noccolo. Si tratta di una allusione al viaggio dei tre santi che dalla Palestina, secondo la tradizione, sarebbero giunti in Provenza.
Una delle aree umide gestite dal Centro è quella di Arnovecchio, presso Empoli. Arnovecchio, come dice il nome, è un paleomeandro, ovvero una profonda ansa che venne rettificata nel corso del Cinquecento. Leonardo è stato probabilmente l’ultimo che ha visto e documentato la forma curvilinea dell’Arno in questo punto, prima della sua cancellazione. Nelle numerose mappe della Valle dell’Arno disegnate da Leonardo, come la famosa veduta della collezione Windsor Castle RL 12685, si riconoscono tutte le anse del fiume della piana di Empoli compreso il profondo meandro poi rettificato che ospita, oggi, l’oasi naturalistica. Fu utilizzata anche come cava per la produzione di ghiaia. Le formazioni geologiche che caratterizzano questa zona evocano le annotazioni di Leonardo sulle “ghiare” che egli aveva osservato lungo il fiume, fra Capraia e Montelupo, e sui sedimenti ricchi di fossili di origine marina della zona di Spicchio (Collegonzi).
A cura di
Silvia Leporatti
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