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Museo della Collegiata, Empoli

Leonardo disegna il centro di Empoli nelle forme di abitato regolare, di forma quadrata, ben munito di difese. Nella mappa della valle dell’Arno RL 12685 della collezione Windsor, nota per il progetto di realizzazione di un canale navigabile attraverso la valle dell’Ombrone pistoiese, sono rappresentati i più importanti centri del Valdarno Inferiore fra cui Empoli, racchiuso nelle mura del terzo cerchio. È in questa forma che Leonardo aveva potuto osservare l'abitato: dalle alture che dal versante vinciano del Montalbano, cioè dalla zona di Greti, scendono verso la valle dell’Arno Leonardo poteva vedere sulla riva opposta le nuove mura di Empoli. Erano le poderose mura del Sangallo che toccavano quasi l’Arno poiché a quel tempo il fiume scorreva molto più vicino al centro di Empoli di quanto non faccia oggi. Quelle terre, che lambivano la riva sinistra dell’Arno, erano abitate da tempo ma è solo ai primi del XII secolo che ha origine il più antico nucleo di Empoli, il castello fondato dai conti Guidi.

Durante l’Alto Medioevo la plaga che lambiva la riva sinistra dell’Arno portava il nome di Imporium ed era caratterizzata da diversi insediamenti che facevano capo alla chiesa plebana. Ai primi del XII secolo, all’indomani dell’estinzione della potente famiglia dei conti di Fucecchio, i Cadolingi, detentori di terre e diritti su entrambe le rive dell’Arno, le terre di Imporium furono profondamente segnate dall’operazione messa in atto da un’altra famiglia comitale, quella dei conti Guidi. I Guidi avevano intrapreso da qualche decennio l’acquisizione e la fondazione di numerosi castelli in finibus Greti fra cui Colle di Pietra, Musignano, Masarella, Larciano, Cerreto e Vinci. Nel 1119 il conte Guido Guerra, con un vero e proprio atto di fondazione, incastella l’antico centro del popolamento locale, la pieve di Sant’Andrea, che era già stata costruita nelle forme del Romanico Fiorentino alla fine dell’XI secolo. Il nuovo centro abitato venne dunque a coagularsi attorno al polo ordinatore, la pieve, di fianco alla quale si trovava fin dal 1106 l’edificio battesimale, la chiesa di San Giovanni, di cui rimangono oggi alcuni brani di murature ed un portale all’interno del museo della Collegiata. Dagli atti duecenteschi di cessione dei beni guidinghi del Valdarno a Firenze si apprendono alcuni dettagli topografici del castello più antico. Lo spazio davanti alla chiesa e al battistero divenne il mercatale, il cuore commerciale del nuovo insediamento, su cui successivamente furono edificate botteghe in muratura; la piazza del mercatale era dominata dalla mole del palatium dei conti Guidi, identificabile nell’attuale Palazzo Ghibellino. La vocazione di Empoli guidinga, sorta sulla riva del fiume, a cavallo di un’importante via di terra che arrivava fino a Pisa, era quella di diventare, come poi avvenne, la piazza commerciale più importante del Valdarno fiorentino.
Dalla metà del Duecento Empoli è ormai entrato nell’orbita fiorentina: fra il 1254 e il 1255 è documentata la cessione alla città del palatium vetus dei conti Guidi e della piazza del mercatale, con le dieci botteghe che vi si affacciavano. Alla fine del secolo l’importante centro valdarnese era cresciuto attorno al mercatale, il cuore del castrum, delimitato da due vie parallele orientate Est-Ovest che uscivano dal centro da quattro porte, due sul lato fiorentino e due sul lato pisano di cui conosciamo i nomi che avevano ai primi del Trecento: la porta Nuova e la porta Fiorentina sul lato Est e la porta dell’ospedale e la porta del Noce sul lato Ovest. La strada parallela all’Arno che proveniva da Firenze, infatti, si biforcava in prossimità delle mura, entrava dalle due porte orientali in due segmenti che percorrevano il centro urbano, confluivano nel mercatale e uscivano dalle due porte occidentali per poi convergere nuovamente nella strada per Pisa. Sull’impianto quadrato delle mura duecentesche si aprivano anche una porta a settentrione, la porta d’Arno, che conduceva al porto e a due mulini, grosso modo nell’attuale contrada Rozzalupi dove si trova il più antico mulino conservato di Empoli. Invece verso Sud si usciva dalla porta Senese, oltre la quale, al tempo, era già sorto un borgo extramuraneo. Anche in corrispondenza delle biforcazioni della via pisana, sia in entrata che in uscita dal centro, si erano formati due borghi dalla caratteristica forma triangolare.
È a seguito della piena dell’Arno del 1333 che naufragò la piccola imbarcazione di fiume rinvenuta nei pressi di Empoli nel 1981. Si tratta di un navicello straordinariamente ben conservato, del tutto simile all’esemplare disegnato da Leonardo in una delle carte del Codice Atlantico (f. 27r). Gli oggetti del relitto, fra cui un boccale di maiolica arcaica, datano il naufragio dell’imbarcazione alla prima metà del Trecento, rendendo verosimile l’ipotesi che la causa dell’evento sia da collegarsi all’esondazione dell’Arno del 1333. Il navicello aveva in dotazione anche un’ascia da calafato per la sistemazione della chiglia in loco e una stadera che indica la funzione di trasporto merci dell’imbarcazione. La ricostruzione in scala del navicello di Empoli con gli oggetti di bordo recuperati sono esposti nella sezione archeologica del Museo Civico di Fucecchio. Un’ampia documentazione dell’attività dei maestri scafaioli che al tempo di Leonardo lavoravano sulle rive dell’Arno si trova presso il Centro Espositivo della Cantieristica navale e del Canottaggio di Limite Sull’Arno.
Nel 1333 le mura di Empoli vennero completamente distrutte dalla piena dell’Arno e ricostruite ex novo su delibera fiorentina con un perimetro di poco più ampio del precedente. Le nuove mura, in laterizi, erano dotate di merli e circondate da un fossato, come si vede in una famosa tempera su tela di Bicci di Lorenzo del 1445, San Nicola da Tolentino protegge Empoli dalla peste, conservata nella chiesa di Santo Stefano. A fianco del santo si vedono la porta del Noce e la porta Senese, entrambe con coronamento merlato in aggetto su beccatelli. La seconda porta aveva un ponte levatoio sul fossato, collegato ad un’antiporta in muratura. Di questo giro di mura se ne conservano pochissimi brani ed alcune torri: la Torre dei Righi, tra via Ridolfi e via Paladini, e la torre dei Frati, inglobata insieme ad una parte delle mura nel complesso del Convento degli Agostiniani. Le mura trecentesche di Empoli vennero radicalmente superate un secolo dopo, con un intervento di architettura militare d’avanguardia. Sono queste le mura che aveva davanti Leonardo quando disegnò l’impianto quadrato e turrito di Empoli della famosa veduta a volo d’uccello della Valle dell’Arno.
A poco più di vent’anni dall’affresco di Bicci di Lorenzo la Repubblica fiorentina decise la costruzione di un nuovo giro di mura per la terra d’Empoli: un caso eccezionale, dovuto certamente a motivazioni di ordine strategico-militare. Il nuovo impianto difensivo, realizzato fra il 1466 e il 1500 circa, fu progettato dagli architetti militari più all’avanguardia del tempo che lavoravano, allora, al servizio dei Medici, Antonio il Vecchio e Giuliano da Sangallo. L’area circondata dalle nuove mura era poco più ampia di quella trecentesca ma fu costruita secondo criteri difensivi innovativi. Nel nuovo impianto le porte di accesso erano ridotte da sei a quattro, una per ciascun lato del quadrilatero. Le due porte sul lato Est ed Ovest, d’ingresso e di uscita della via pisana, erano posizionate in modo che l’asse viario interno fra le due porte cadesse sull’isolato centrale dell’abitato. In sostanza chi entrava dalla via pisana si trovava davanti, come sottolineato da più di un osservatore, lo sbarramento delle case dell’isolato centrale che doveva essere costeggiato a destra o a sinistra per poter imboccare le strade interne del centro. Recenti analisi sulle strutture superstiti dell’originale impianto difensivo di Empoli, come il Torrione circolare di Santa Brigida, hanno dimostrato l’impiego di soluzioni tecnologiche e strutturali sulle cortine, sui bastioni o nel tipo di feritoie caratterizzanti della nuova architettura militare. Le poderose mura dei fratelli da Sangallo sono perfettamente riconoscibili nel dettagliatissimo affresco di Giorgio Vasari della sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio, datato 1555-60 che rappresenta Empoli durante l’assedio del 1530. Si vedono le mura in laterizi dotate di scarpata che termina nel fossato, le quattro porte e le torri angolari a base quadrata avanzate sulla linea delle mura, come anche i torrioni semicircolari rompitratta su ogni lato. È questa l’immagine che Leonardo aveva davanti agli occhi quando disegna il quadrilatero turrito di Empoli sulla bellissima mappa a volo d’uccello della collezione Windsor Castle RL 12685. Nel disegno la terra di Empoli, nel suo impianto regolare, con le mura dotate di torri angolari rompitratta, è a pochissima distanza dal castello di Pontorme, raffigurato con le mura trecentesche del borgo fortificato. I due centri sono collegati dalla linea sottile della via pisana.
A cura di
Silvia Leporatti
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