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San Bartolomeo a Streda

La zona si trova attualmente nel comune di Vinci, a breve distanza da Cerreto Guidi. Fin dalle origini, infatti, la chiesa di San Bartolomeo a Streda apparteneva al plebato di Cellere, l’antica pieve di Cerreto. Tuttavia la piccola frazione che prendeva il nome dalla parrocchiale di San Bartolomeo ha sempre fatto parte del territorio dipendente da Vinci. In questa zona la famiglia da Vinci possedeva il più redditizio dei loro poderi, posto in località la chosta, nel popolo di San Bartolomeo a Streda. Solo la produzione di vino rendeva quaranta barili all’anno, ed il valore complessivo della proprietà era stimata per un valore di mille fiorini.

La località figura già esistente nell’anno Mille. La prima attestazione di un luogo chiamato Strela, dove esisteva già un villaggio dipendente dalla pieve di Cellere, l’antica chiesa plebana di Cerreto, risale all’anno 1014. Il piccolo villaggio tuttavia entrò ben presto nell’orbita della signoria dei Conti Guidi. Un famoso documento della metà del Duecento che riporta i dettagli della vendita dei beni valdarnesi dei Conti Guidi a Firenze elenca infatti, assieme al castello di Vinci, anche totam ecclesiam sancti Bartolomei de Streda con gli uomini e i coloni di tutta la curia del castello. È probabile quindi che siano stati proprio i conti Guidi a fondare il piccolo oratorio di San Bartolomeo, in una località che si trova a metà strada fra i castelli di famiglia di Cerreto Guidi e di Vinci. Il villaggio e la chiesa –che manteneva ancora la dipendenza spirituale dalla pieve di Cerreto- si trovavano comunque nel territorio ‘castellano’ (curia) di Vinci.
Una mappa dei Capitani di Parte Guelfa della fine del Cinquecento rappresenta il popolo di San Bartolomeo a Streda. Si riconosce perfettamente la posizione della chiesa, situata in prossimità della viabilità principale, grosso modo corrispondente alla provinciale che da Vinci va in direzione di Toiano e poi Cerreto. La chiesa si trova sul crinale di un piccolo rilievo affacciato sul torrente Streda che in quel punto curva decisamente verso occidente. Dal piccolo poggio della chiesa di San Bartolomeo, popolato da case contadine, era possibile scendere verso la valle percorrendo i numerosi viottoli che solcavano quel pendio al tempo di Leonardo. Sul fondovalle, in prossimità di un ponte, si trovava un mulino alimentato dall’acqua di una gora derivata dal torrente. In queste zone la famiglia da Vinci possedeva un podere già dal 1451. Come si legge dalla portata catastale di Antonio di ser Piero, il nonno paterno di Leonardo, gli appezzamenti di terreno si trovavano in località la chosta e si estendevano fino a lambire il torrente Streda. Le stesse proprietà vengono dichiarate nella portata catastale del 1469. Questa volta è il padre di Leonardo, ser Piero di Antonio, che ne descrive il valore. Le terre del podere della chosta nel popolo di san Bartolomeo a Streda erano coltivate a grano, biada e vino ma la parte dei vigneti doveva essere cospicua se la maggior parte della rendita era data dal vino (40 barili) e se il valore complessivo della proprietà era stimato 1000 fiorini.
L’antica chiesa dei conti Guidi compare nel minuscolo disegno tardo cinquecentesco della mappa dei Capitani di Parte Guelfa relativa al popolo di San Bartolomeo. È stata rappresentata come una piccola chiesa ad aula unica con tetto a capanna e campanile a vela sormontato da una croce, e corrisponde grosso modo all’aspetto che ha oggi, ad eccezione della torre campanaria, realizzata sicuramente in epoca posteriore. La facciata, caratterizzata dalla grande finestra circolare e dalla parte sommitale che termina con la croce al di sopra del timpano è la stessa che doveva avere anche la chiesa di San Zio al tempo di Leonardo, disegnata con i medesimi dettagli in un particolare della mappa del popolo di San Zio.
A cura di
Silvia Leporatti
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