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L’Uomo Vitruviano di Mario Ceroli

L’Uomo di Vinci di Mario Ceroli, è la versione donata alla città natale di Leonardo nel 1987 dell’opera originale realizzata dall’artista vent’anni prima, nel 1967, intitolata Squilibrio. L’opera di Ceroli interpreta la celebre versione di Leonardo dell’Uomo vitruviano, immagine per eccellenza dell’armonia insita nell’equilibrio delle proporzioni. La grande scultura in legno di Mario Ceroli ripropone a tutto tondo l’uomo vitruviano iscritto nel quadrato e nel cerchio che nelle tre dimensioni diventano un cubo e una sfera. La volontaria mancata aderenza al modello leonardiano dell’Uomo di Vinci di Mario Ceroli – da cui il titolo originale Squilibrio – vuole suggerire una riflessione sulla realtà contemporanea, lontana dall’armonia e dall’equilibrio delle forme dell’Uomo vitruviano di Leonardo.

L’Uomo vitruviano è un’immagine universale. Alla fine del I secolo a.C. viene scritto il trattato con cui Vitruvio passò alla storia, De architectura. La parte dedicata alle proporzioni degli edifici riporta il famoso principio dell’armonia di ogni corpo che risponde a regole precise, a numeri, a canoni. Questo semplice principio dell’arte antica riaffiora durante il Rinascimento: Leonardo e i suoi contemporanei conoscevano il tema del canone che, secondo il testo vitruviano, regolava le proporzioni nelle arti figurative. In diversi hanno proposto una versione grafica del canone vitruviano ma la soluzione di Leonardo, conservata nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, è decisamente quella più corretta, più raffinata e allo stesso tempo più originale. È ancora una volta la volontà di sperimentare che conduce Leonardo al suo Uomo Vitruviano, una delle immagini più famose al mondo. Il risultato della sua meticolosa ricerca è data dalla duplice posizione della figura umana, in piedi e con le braccia distese, perfettamente iscritta nel quadrato e supina, con braccia e gambe divaricate a toccare la circonferenza del cerchio. L’originale soluzione raggiunta da Leonardo è la più corretta, l’unica, ad esempio, che rispetta il canone vitruviano del centro nell’ombelico. A questo raffinatissimo modello Leonardo è giunto attraverso il suo personale e modernissimo modo di fare ricerca, attraverso prove e sperimentazioni che lo hanno portato a proporre in alcuni dettagli anatomici misure diverse da quelle canoniche, come egli stesso scrive nel testo che accompagna il disegno. Il suo Uomo vitruviano è infatti il più corretto ma non una riproduzione esatta. È una versione nuova, aggiornata, frutto della voglia di conoscere, sperimentare, migliorare.
L’Uomo di Vinci è innanzitutto una interpretazione della celeberrima immagine leonardiana resa da Mario Ceroli nelle tre dimensioni della grande scultura in legno lamellare sagomato e assemblato. Una sagoma in legno dell’Uomo vitruviano di Leonardo è inserita all’interno di un cubo il cui volume è dato dall’intelaiatura in legno che sua volta è inscritto in un telaio di forma sferica. La geometria vinciana è volutamente non rispettata in quest’opera che si data all’anno 1967 e il cui nome originale era, significativamente, Squilibrio. Quest’opera nasce dall’interesse dell’artista per il Rinascimento maturato negli anni Sessanta.  Fra i lavori realizzati in questo periodo, la Cassa Sistina (1966) e L’uomo di Leonardo (1964), un autoritratto dello stesso Ceroli nella sagoma in legno dell’Uomo vitruviano di Leonardo riprodotto in due dimensioni, su tavole di legno. Questi lavori contenevano già alcuni motivi sviluppati successivamente in opere sullo stesso tema come, appunto, Squilibrio (1967). Lo “squilibrio” dell’Uomo vitruviano di Mario Ceroli è un riferimento alla realtà contemporanea lontanissima, secondo l’artista, dall’armonia e dall’equilibro che regolavano invece l’universo simboleggiato dall’Uomo vitruviano di Leonardo.
A cura di
Silvia Leporatti
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