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Museo della ceramica di Montelupo Fiorentino

È il più importante centro di raccolta e studio della ceramica invetriata di maggior diffusione nel corso del Rinascimento non solo in area Fiorentina, ma anche, diremmo oggi “a livello internazionale”. Montelupo divenne, infatti, uno dei centri di fabbrica più importanti non solo della penisola ma dell’intero bacino del Mediterraneo. Il progetto museologico attuale costituisce la tappa di un processo in continuo divenire che ha come obiettivo la comunicazione della conoscenza “relativa, anche se scientificamente esauriente, dei principali sviluppi tecnologici e formali della storia della ceramica di Montelupo”. Il museo costituisce, infatti, il momento finale di un’attività di ricerca costante, con un incremento continuo delle collezioni che vengono di volta in volta esposte al pubblico.

Il primo centro espositivo viene inaugurato nel 1983, con il nome di “Museo della Ceramica e del Territorio di Montelupo” ma le attività di ricerca che ne hanno consentito la nascita risalgono agli anni Settanta. L’avvio dello studio delle produzioni ceramiche montelupine si deve alla scoperta casuale, nei pressi delle mura del castello di Montelupo, di un pozzo d’acqua colmo di frammenti di maioliche. I pezzi di quell’eccezionale ritrovamento furono recuperati fra il 1973 e il 1975. In quegli stessi anni la pubblicazione dei volumi della Storia della maiolica di Firenze e del Contado di Galeazzo Cora, seppur basata sullo studio di collezioni che sottintendevano un prevalente orizzonte fiorentino, metteva in luce l’importanza di due centri di produzione: Bacchereto e Montelupo. Il primo, castello posto sul versante settentrionale del Montalbano, era il centro di produzione più antico della ceramica smaltata, qui fabbricata su larga scala almeno dal Trecento. Qui la famiglia della nonna paterna di Leonardo aveva fatto fortuna attraverso la produzione e il commercio di terraglie e possedeva una casa “con fornace da orciuoli” in località croce a Toia. Montelupo, castello fondato da Firenze agli inizi del Duecento, divenne nel corso del Quattrocento il più importante centro delle attività ceramistiche fiorentine. Ecco che il ritrovamento del pozzo di Montelupo e delle forme ceramiche che ne uscivano non poteva che diventare un’occasione di conoscenza diretta della storia di quelle produzioni. Anche perché fu subito chiaro che si trattava di uno scarico di scarti di una fornace locale, il deposito archeologico dei pezzi – seppure difettati – di una fabbrica di ceramica di Montelupo. Ai pezzi recuperati durante lo scavo e poi e restaurati, circa trecento, venne dedicata la mostra che si tenne a Montelupo nel 1977 dal titolo “La maiolica di Montelupo. Scavo di uno scarico di fornace”. La mostra fu poi replicata a Firenze, a Palazzo Davanzati, ampliando l’eco della notevole scoperta archeologica. Attualmente gli oltre cinquemila pezzi che fanno parte delle collezioni del nuovo Museo della Ceramica di Montelupo hanno trovato posto in uno spazio progettato ad hoc, perfettamente modellato sulle esigenze espositive e le tematiche del nuovo percorso museale.
Nei due piani del museo sono disposti i settori dedicati alla storia dell’arte ceramica e a tematiche specifiche come ad esempio la mensa medievale e rinascimentale, gli scavi, la bottega, la farmacia e la sala degli animali e dei fiori, interamente dedicata ai bambini. Fra gli oggetti simbolo del museo si trova esposto nella sala dedicata al collezionismo il famoso Rosso di Montelupo, un bacile datato 1509 (coll. Rothschild di Parigi), decorato a grottesche, che prende il nome dal particolare pigmento rosso usato nella decorazione la cui composizione è ancora oggi un mistero. La “magnifica dozzina” è invece una selezione di oggetti scelti fra le migliaia di pezzi che meglio rappresentano la storia di questo museo e di quanti hanno lavorato alla sua realizzazione.
A cura di
Silvia Leporatti
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