X
Santa Maria Novella

Il castello di Santa Maria Novella domina ancora oggi uno dei colli del crinale che separa la Valdelsa dalla Val di Pesa, sul torrente Virginio. Il complesso ha assunto nel tempo l’aspetto di un castello in stile gotico, frutto di una profonda ristrutturazione tardo-ottocentesca. Non è in questa forma che lo vide e lo disegnò Leonardo ai primi del Cinquecento: il castello di Santa Maria Novella figurato nella mappa leonardiana RL 12278 di Windsor ha l’aspetto della dimora fortificata, forma raggiunta nel corso del XV secolo dai nuovi proprietari, cittadini fiorentini che avevano acquistato e progressivamente modificato l’antico castello medievale. Le sue origini risalgono almeno al secolo XII mentre la località e la chiesa di Nuovole sono documentati già dal secolo XI.

Il luogo detto Nuovole, dove fin dai primi del secolo XI esisteva la piccola chiesa rurale di Santa Maria, è la località dove successivamente sarà edificato il castrum detto de S. Maria Novella. Il centro fortificato aveva assunto il nome del luogo e della piccola chiesa di cui ancora si conservano i resti presso la villa-fattoria. La chiesa, ad aula unica, presenta ancora oggi una interessante monofora che si apriva al centro del catino absidale. L’archivolto, realizzato in un unico blocco, è decorato da due cornici, rispettivamente a dentelli lungo l’intradosso e a listello sull’estradosso. Sulla faccia del blocco dell’arco della monofora sono scolpite due figure zoomorfe a bassorilievo realizzato a risparmio entro superfici circolari. I caratteri dell’edificio sembrano riferibili alla chiesa castellana del secolo XII. Santa Maria Novella viene infatti rammentato per la prima volta come castrum in una famosa donazione dell’anno 1126. Il documento ne chiarisce le origini, legate probabilmente alle due famiglie comitali che fra XI e XII secolo avevano in questa parte della Valdelsa cospicue proprietà: i conti Cadolingi e poi gli Alberti. Si tratta della donazione di una serie di curtes e castelli effettuata a favore del vescovo di Firenze Goffredo, un esponente della famiglia comitale degli Alberti. Il donatore è la vedova di tale Rodolfino di Berardo de Catignano, personaggio appartenente ad uno dei gruppi familiari legati fino ai primi del XII secolo ai conti Cadolingi e poi, forse proprio dopo l’estinzione della casta, agli Alberti. È infatti proprio nella prima metà del secolo XII che si vengono a creare le condizioni per un più intenso radicamento dei conti Alberti in Valdelsa, una presenza che culminerà nel progetto di fondazione di Semifonte.
Osservando la famosa donazione del 1126 al conte Goffredo degli Alberti si nota come l’insieme dei beni acquisiti fosse costituita in parte da curtes e castelli dell’ex dominio cadolingio, come Linari, Catignano e forse anche Santa Maria Novella, e da altri già parte dei possessi della casata albertinga, come il castello di Pogni. È infatti proprio nella prima metà del secolo XII che gli Alberti rafforzano notevolmente la propria presenza in Valdelsa, lungo un’importante via di penetrazione che dal Valdarno portava verso Sud. Uno degli episodi più significativi dell’ascesa di questa casata comitale è certamente la fondazione, sullo scorcio del secolo XII, di Semifonte. Su uno dei percorsi di crinale mediano fra le vie volterrane Nord e Sud venne fondata per iniziativa del conte Alberto IV una nuova terra murata in concorrenza con tutti i centri che allora punteggiavano i percorsi e i nodi viari più importanti del sistema di strade della Valdelsa. Il progetto come noto, fu drasticamente interrotto da Firenze che distrusse Semifonte a pochi decenni dalla sua nascita. Dal giuramento imposto agli abitanti si apprende che un insieme di nove capifamiglia proveniva da Santa Maria Novella. Dunque un nucleo cospicuo di abitanti del castello di Santa Maria Novella erano andati a popolare la nuova fondazione degli Alberti. Nel corso del XIII secolo il piccolo castello, oramai compreso nel contado di Firenze, venne acquistato dalla famiglia fiorentina dei Gianfigliazzi, come avvenne per molti dei castelli che, perduta la funzione legata agli antichi detentori di diritti (le grandi famiglie comitali del fiorentino), divennero oggetto di investimento da parte dei facoltosi esponenti della nuova élite mercantile in ascesa.
Le vicende belliche legate alla discesa dell’imperatore Enrico VII ai primi del Trecento coinvolsero anche il piccolo castello di Santa Maria Novella che nel 1312 fu occupato dalle truppe imperiali. Le sue strutture difensive dovevano essere ancora in efficienza se il castello venne rivendicato come appartenente all’impero. Nel corso del Trecento la proprietà passò dai Gianfigliazzi alla famiglia dei Sanminiatesi, tuttavia la chiesa castellana era ancora il cuore della comunità dei residenti che abitavano le case e i poderi documentati anche nell’antico toponimo Nuovole. Nel 1358 la piccola comunità di Santa Maria Novella dovette provvedere, per ordine della città di Firenze, al contributo per le spese necessarie al ripristino delle mura di Certaldo. Dunque sebbene l’antico castello fosse oramai divenuta dimora privata, nelle carte tardo trecentesche la comunità risulta in qualche modo ancora legata al sito (1375, actum in castro et populo sancte mariae novelle). Il complesso edilizio di Santa Maria Novella dovette essere radicalmente trasformato nel corso dei primi decenni del secolo XV, quando l’antico castello risulta dotato ormai dei caratteri tipici della dimora fortificata di campagna. In una portata catastale del 1427 si legge: Santa Maria Novella: luogo da abitare overo fortezza con orto chiamato “Giardino” […]il quale luogo abitano dette rede […]e nel detto luogo tenghono un uomo che guarda il detto luogo e lavora il detto giardino al quale danno fiorini 11 l’anno e le spese e lavora certa vigna perghole e anghuillaie sono in detto giardino. È questo il bellissimo complesso che venne disegnato da Leonardo al principio del Cinquecento in una delle sue mappe più famose. Nella carta della collezione Windsor Castle RL 12278, poco sopra il castello di Lucardo, si vede il profilo di un castello circondato da mura e ben turrito, segnato con il toponimo S[anc]ta Maria Novella. La dimora-fortezza rappresentava per Leonardo ancora un luogo fortificato in perfetta efficienza nel caso di necessità.
L’aspetto attuale di Santa Maria Novella risale probabilmente alla seconda metà dell’Ottocento quando l’immobile risulta appartenere ai Franceschi-Galletti, famiglia pisana imparentata con gli Aulla, i precedenti proprietari. Ai nuovi proprietari si deve probabilmente la riconfigurazione degli esterni dei fabbricati bassomedievali in stile neo gotico. In particolare, come è stato osservato, il piano di calpestio risulta essere stato notevolmente rialzato in corrispondenza della facciata con l’ingresso monumentale, la parte che risulta più profondamente rimaneggiata. L’intervento sembra essere successivo al 1820 e deve essere stato funzionale alla realizzazione dell’ingresso in stile neogotico abbellito da bifore, trifore e dal coronamento merlato che si trova unicamente su questo prospetto. I pesanti interventi ottocenteschi non hanno tuttavia cancellato l’impianto del fortilizio bassomedievale che ancora si riconosce nella serie di edifici di forma e dimensioni diverse che circondano la corte centrale.
A cura di
Silvia Leporatti
Risorse
Galleria fotografica
Risorse
Galleria fotografica