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Fucecchio

La storia di Fucecchio, castello fondato sulla riva sinistra dell’Arno, è fortemente legata alla sua posizione. Si trovava infatti sul punto in cui quell’importante via d’acqua incrociava il percorso terrestre più frequentato dell’Alto Medioevo, la via Francigena, che attraversava l’intera Toscana da Nord a Sud. In corrispondenza di questo importante snodo della viabilità di acqua e di terra una delle famiglie comitali maggiori della Toscana del X secolo, i Cadolingi, fondarono un’abbazia e un castello, il castello di Salamarthana, poi Ficeclo. Fucecchio ha mantenuto per secoli quel ruolo strategico che ne ha fatto un punto nevralgico conteso dai diversi poteri in concorrenza durante tutto il Medioevo. Quando Leonardo, ai primi del Cinquecento, disegna Fucecchio nella famosa veduta a volo d’uccello della Valle dell’Arno (Windsor Castle RL 12685), coglie il momento in cui l’antico castello cadolingio era già stato trasformato nel grosso centro murato potenziato dalla trecentesca Rocca Fiorentina e dominava, con gli altri centri rifortificati al tempo delle guerre Tre-quattrocentesche, un paesaggio rurale desolato.

Un luogo chiamato Ficeclum/Figiclum compare con sicurezza nelle fonti scritte a partire dai primi anni del secolo XI. Con quel toponimo si indicava l’areale compreso fra il rilievo di Fucecchio e l’Arno che al tempo passava ben più vicino. Qui esisteva già da tempo un oratorio dedicato al Salvatore, fondato dal conte Cadolo dei Cadolingi e trasformato in monastero intorno al Mille. Il luogo scelto per fondare e poi potenziare San Salvatore era dato dalla presenza di un ponte sull’Arno, il ponte di Bonfiglio, presso il quale si era sviluppato il burgo de Ficeclo. In questo momento, ai primi del secolo XI, la famiglia comitale si radicò in modo più forte a questi luoghi. È il conte Lotario, figlio di Cadolo, che prende l’iniziativa di costruire poco più in alto, sulla collina, un castello ubi dicitur Ficiclo. La collina si chiamava Salamarthana, e nei documenti successivi il castello sarà identificato con l’uno o con l’altro nome, oppure con tutti e due, come ad esempio nel 1120, quando il castello è detto Salamarthana sive Ficeclo. Al centro fortificato si venne ad affiancare, all’inizio del XII secolo un nuovo nucleo insediativo che sorse attorno ad una nuova fondazione cadolingia. A seguito della rovinosa esondazione del fiume che investì, nel 1106, il borgo del ponte di Bonfiglio, la chiesa di San Salvatore venne distrutta e la famiglia comitale decise di ricostruire il monastero familiare sull’altura della Salamarzana, vicino al castello, al riparo da simili ed incontrollabili eventi disastrosi. Sull’altura di Fucecchio si erano sviluppati quindi due nuclei distinti, il castello e il borgo sorto attorno alla nuova abbazia di San Salvatore. Il castello aveva una residenza signorile, un alto palatium in pietra di cui rimangono alcune tracce alla base della cosiddetta Torre Grossa, all’interno del complesso della Rocca trecentesca. Era questo probabilmente, alle origini, l’unico nucleo difeso del castrum cadolingio.
Il piccolo rilievo su cui era stata ricostruita l’abbazia familiare dei conti al principio dell'XI secolo, rimasta sempre all’esterno del castello cadolingio, venne incluso in un nuovo giro di mura solo decenni dopo, nel 1187, quando Enrico VI autorizzò la costruzione di un castrum sul colle di Ficechi. Di questo castello del XII secolo non rimangono che pochi indizi nella documentazione più tarda. Ad esempio la Porta vecchia, localizzata nell’attuale Piazza Niccolini, era sicuramente una delle porte di questo secondo circuito murario. In corrispondenza di questo accesso convergevano le strade che arrivavano dalla Valle dell’Arno, prima fra tutte la Francigena. La strada romea, una volta passato l’Arno, proseguiva in direzione di Fucecchio, entrava nel castello dalla porta che sarà detta Porta vecchia e usciva sul lato opposto per proseguire verso il ponte di Cappiano e poi per le Cerbaie. Lungo le strade che partivano dalle porte del castello si formarono, nel corso del Duecento, i borghi delle future “contrade” di Fucecchio, centro ormai in forte espansione. La chiusura dei borghi entro un nuovo giro di mura realizzato alla fine del Duecento avvenne nel quadro di una politica di generale “militarizzazione” della strada, politica messa in campo dalla città di Lucca nel tentativo di controllare la crescente pressione di Firenze.
Nell’ultimo quarto del Duecento la nuova cerchia muraria era già quasi compiuta. Era realizzata per lo più in mattoni ma non mancavano eventuali restauri in terra, oppure elementi lignei in aggetto sulla sommità (bertesche). Vi si aprivano sei porte, tutte localizzabili ancora oggi anche se non ne rimane traccia materiale. Una pianta tardo cinquecentesca dei Capitani di Parte Guelfa recentemente scoperta riporta l’intero circuito delle mura di Fucecchio con la successione delle porte e delle torri rompitratta realizzate alla fine del Duecento. L’impegno di fortificare l’intero abitato di Fucecchio rispondeva ad un progetto più ampio volto a controllare le comunicazioni terrestri in un punto in cui il percorso era necessariamente reso obbligato da una serie di nodi, ovvero l’attraversamento dei corsi d’acqua: il ponte sull’Arno e il ponte sull’Usciana (Cappiano). Anche queste due strutture di strada vennero potenziate: il ponte sull’Arno fu ricostruito in pietra nel 1261 e difeso da una torre aggiunta nel 1282. L’anno prima anche il ponte di Cappiano venne dotato di una torre difensiva. Secondo una recente tesi di A. Vanni Desideri questo articolato sistema di controllo fu verosimilmente messo in campo dalla città di Lucca che intendeva così porre un freno alle mire espansionistiche di Firenze. Potenziare e controllare il sistema di passaggi obbligati della strada per Lucca con, in stretta successione, il ponte sull’Arno, il castello di Fucecchio e il ponte sull’Usciana, significava governare il confine.
Questo articolato dispositivo di controllo realizzato da Lucca alla fine del Duecento finì dopo pochi decenni in mano al nemico. Nel 1325 il ponte di Cappiano era stato neutralizzato dalle truppe fiorentine e a breve sarebbe stata completata la Rocca eretta da Firenze sulla parte più alta di Fucecchio, dove un tempo era il castello dei conti Cadolingi. L’antico palatium cadolingio divenne una delle torri del circuito più interno del sistema della Rocca Fiorentina. Il paesaggio delle colline di Fucecchio alla metà del Trecento è fermato come in un’istantanea nella famosa mappa leonardiana della collezione Windsor Castle RL 12685. Si vedono due dei tre punti forti del sistema realizzato da Lucca e potenziato da Firenze: Fucecchio racchiusa entro le mura tardo-duecentesche su cui svetta la trecentesca Rocca Fiorentina e il ponte fortificato di Cappiano. Il ponte sull’Arno invece non è raffigurato poiché a quel tempo era già caduto a causa delle rovinose e frequenti alluvioni: la mappa dei Capitani di Parte Guelfa, poco più tarda, mostra infatti le sole pile di quel ponte. Al tempo in cui Leonardo disegnò il paesaggio dell’Arno all’altezza di Fucecchio il quadro insediativo era profondamente cambiato rispetto al periodo precedente. Le colline delle Cerbaie, un tempo densamente abitate, erano quasi in totale abbandono per le conseguenze demografiche negative dovute alla peste della metà del Trecento e alle guerre che per più di due secoli avevano reso insicure quelle terre. I due castelli senza nome della carta leonardiana che si vedono sul margine meridionale delle Cerbaie -probabilmente Montefalconi e Santa Maria a Monte- dovevano essere, a quel tempo, gli unici due centri ancora vitali di un paesaggio desolato, molto lontano da quello che, per secoli, era stato la ragione di vita delle numerose località popolate di questa parte del Valdarno.
A cura di
Silvia Leporatti
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