Leonardo comprese quanto fosse fondamentale per i propri studi conoscere le fonti del sapere scientifico e tecnologico e cercò costantemente di accedervi e di acquisirle.
In particolare, nei suoi promemoria troviamo traccia di un’assidua frequentazione delle Biblioteche di Santo Spirito e di San Marco, dove ricorda i "libri incatenati".
Grazie ad oltre 300 fonti è stato possibile ricostruire la "Biblioteca Ideale" di Leonardo, di cui facevano parte manoscritti e libri a stampa che egli menziona in elenchi del Codice Atlantico e del Codice di Madrid II, oltre che in diversi promemoria. Egli stesso compilava queste liste in occasione di viaggi e quando, per esempio, li lasciava a Firenze "in cassa al monastero".
Quando non li aveva a portata di mano, Leonardo poteva farsi prestare o poteva consultare i libri in conventi e palazzi fiorentini. Alcuni sono confluiti nella Biblioteca Mediceo Laurenziana e nella Biblioteca Nazionale Centrale, come il "Libro delle aree" del matematico ebreo-spagnolo Abraham Bar Hyya Ha-Nasi, detto Savasorda, il cui incipit è trascritto da Leonardo nel Foglio di Weimar, ora a Malibu, in California.
In queste e in altre biblioteche fiorentine, come ad esempio la Riccardiana e la biblioteca dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza, sono reperibili versioni apocrife, edizioni facsimilari e rare pubblicazioni di studi e ricerche.
I documenti sulla vita e la famiglia di Leonardo si conservano soprattutto nell’Archivio di Stato di Firenze, in quello dell’Opera del Duomo e in altre raccolte ancora in parte inesplorate.