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Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio

Il centro, con sede a Castelmartini (PT), si occupa di ricerca, tutela e promozione delle aree umide del Padule di Fucecchio. Leonardo conosceva bene questo ambiente che sembra aver riprodotto anche nel suo famoso Paesaggio del 1473. Lo specchio d’acqua ferma, al centro del disegno, sembra solcato da due forme di natanti dalle prue ricurve, del tutto simili ai navicelli di padule che fino al secolo scorso trasportavano uomini e merci da un capo all’altro del Padule di Fucecchio. Il centro organizza anche visite nell’Area Naturalistica empolese di Arnovecchio, l’habitat sviluppatosi nel luogo particolare dove un tempo passava uno dei profondi meandri del fiume che Leonardo ha disegnato poco prima della sua rettificazione.

Cerreto Guidi

L’aspetto che doveva avere l’antico castello guidingo al tempo di Leonardo era quello dato dall’anello delle nuove mura trecentesche volute da Firenze. Come si legge nella provvisione fiorentina del 1336 il nuovo giro delle mura, che avrebbe circondato anche il borgo anulare sorto ai piedi del castello, doveva essere dotato di otto torri dell’altezza di circa 15 metri, almeno sei metri oltre la linea dei merli. Si tratta delle medesime otto torri che si contano sulle mura circolari del castello di Cerreto disegnato da Leonardo nella famosa veduta a volo d’uccello della collezione del castello di Windsor. Oggi quelle torri non esistono più.

Certaldo Alto

Certaldo fu in origine uno dei castelli valdelsani dei conti Alberti ma entrò ben presto nell’orbita fiorentina. All’esterno del nucleo più antico che occupava la parte più alta del colle si erano andate addensando, lungo la strada per la Valle dell’Elsa, gli edifici del borgo che fu circondato da mura ai primi del Trecento. Nella carta RL 12278 della collezione Windsor Castle Leonardo raffigura Certaldo nella forma raggiunta allora, dall’inconfondibile profilo turrito. Leonardo aveva conosciuto sicuramente a Firenze, ai primi del Cinquecento, Lattanzio Tedaldi che fu vicario di Certaldo nel secondo semestre del 1503. In quell’occasione il Tedaldi commissionò il cenotafio in memoria di Boccaccio allo scultore Giovanfrancesco Rustici, amico e sodale di Leonardo.

Chiesa di Santa Croce, Vinci

La chiesa di Santa Croce era la parrocchia della famiglia del notaio Piero da Vinci. È qui che il figlio Leonardo, non legittimo ma il primogenito, fu battezzato nell’aprile dell’anno 1452. Della chiesa frequentata dai da Vinci non rimane che il titolo: l’edificio attuale, infatti, è frutto di una radicale ricostruzione dell’antica chiesa vinciana che apparteneva, in origine ai conti Guidi. Al suo interno, tuttavia, è conservato l’antico fonte battesimale presso cui avvenne la cerimonia del battesimo del neonato Leonardo. Nel popolo di Santa Croce la famiglia di Leonardo aveva diversi poderi di cui oggi è rimasta la traccia nel nome di alcune delle coloniche che punteggiano le colline di Vinci.

Collegalli

Collegalli, che Leonardo ha disegnato come piccolo castello, fu effettivamente in origine uno dei centri fortificati della Val d’Egola ed apparteneva, all’inizio del XII secolo, alla famiglia comitale dei Gherardeschi. Le tracce dell’antico castello sono state cancellate dalla costruzione, sul medesimo sito, della villa Strozzi realizzata ai primi dell’Ottocento, oggi in uso come struttura ricettiva. Nella zona esistono ancora i toponimi di due delle tre chiese parrocchiali dipendenti dal castello di Collegalli (San Vito e San Paolo) riconoscibili nelle due piccole cappelle rurali conservate in forme tarde nei minuscoli poderi omonimi del circondario.

Collegonzi

Collegonzi, uno degli antichi castelli che i conti Guidi possedevano nell’area di Greti, doveva apparire al tempo di Leonardo come un villaggio aperto, un agglomerato di case oramai privo delle antiche fortificazioni. È in questa forma, infatti, che viene disegnato da Leonardo nella famosa veduta a volo d’uccello della collezione Windsor Castle. Leonardo conosceva bene Collegonzi di cui descrive il famoso “taglio”, una parte dell’argine destro dell’Arno intaccata dall’azione erosiva del flusso d’acqua in cui Leonardo aveva maturato le sue osservazioni riguardo all’origine dei “nichi”, i fossili marini presenti in gran quantità nei livelli pliocenici delle colline di Collegonzi.

Museo della Collegiata, Empoli

Empoli nasce all’inizio del XII secolo per iniziativa della famiglia comitale dei Guidi. Si data infatti all’anno 1119 il documento che descrive quella che fu una vera e propria creazione ex novo di un centro demico attorno alla pieve di Sant’Andrea. Ma la bella terra murata di forma quadrangolare che Leonardo disegna nella sua veduta a volo d’uccello della collezione Windsor Castle non ha più niente dell’antico castello guidingo. Le mura di Empoli raffigurate nel disegno leonardiano furono realizzate a partire dal 1466 con l’intervento dei più valenti architetti militari allora al servizio dei Medici, Antonio il Vecchio e Giuliano da Sangallo.

Fondazione Rossana & Carlo Pedretti

Carlo Pedretti è stato uno dei massimi esperti leonardiani a livello internazionale: a Lamporecchio, presso la villa in cui ha abitato, ha sede la Fondazione nata con lo scopo di tutelarne e promuoverne l’eccezionale attività di ricerca. Nello stesso paese di Vinci, la Fondazione dispone inoltre di villa Baronti-Pezzatini, che ne costituisce il centro espositivo.

Fucecchio

Leonardo raffigura Fucecchio nelle forme raggiunte tra fine Duecento e primi del Trecento quando i borghi cresciuti all’esterno delle porte del castello più antico, fondato dai conti Cadolingi, furono circondati da mura dotate di torri rompitratta di cui alcune angolari, come si vede nel disegno leonardiano. Sulla cima del colle si riconosce la sagoma della Rocca Fiorentina che venne fatta realizzare dalla città dominante attorno al 1325. Oggi quattro delle sette torri della Rocca sono conservate nel parco del palazzo Corsini, sede del Museo di Fucecchio.

Gambassi Terme

Gambassi ha una lunga storia. In origine fu uno dei castelli valdelsani che appartenevano ai Cadolingi, i conti di Fucecchio, ma il castello turrito disegnato da Leonardo corrisponde ad un secondo insediamento, il castrum novum di Gambassi fondato dal vescovo di Volterra alla fine del XII secolo. L’impianto castellano, che aveva una forma ovale allungata, è ancora ben riconoscibile nella trama regolare delle strette vie del centro storico. Quando Leonardo disegna Gambassi come un centro fortificato ben munito di cortina muraria e torri, il castello doveva aver conservato perfettamente i caratteri della fondazione del castrum progettato ex novo dal vescovo Ugo di fronte al vecchio castello dei conti Cadolingi.

Granaiolo

L’antico castello guidingo di Granaiolo (sec. XII), posto strategicamente sul confine dell’Elsa, divenne oggetto di forte attenzione da parte della città di Firenze. La maggior parte delle informazioni sulla forma del castello disegnato da Leonardo provengono dalle fonti scritte: nel Quattrocento era circondato da un muro di difesa mentre alcune abitazioni erano realizzate in terra cruda. Il facile degrado di queste strutture deve aver contribuito alla cancellazione del castello, di cui rimane oggi la traccia toponomastica nel titolo della cappella della villa Pucci, che conserva il ricordo della chiesa castellana, Santa Maria al borgo vecchio.

Il cavallo di bronzo di Leonardo opera di Nina Akamu

Nella piazza della Libertà a Vinci, sotto il Museo Leonardiano, si trova la bellissima scultura in bronzo del cavallo che Leonardo aveva pensato di realizzare per onorare il duca di Milano Francesco Sforza. L’opera rimase incompiuta ma l’idea di completare il progetto di Leonardo, ai giorni nostri, è stata la missione di un cultore americano del Genio, Charles Dent, cui si deve la scultura dell’artista giapponese Nina Akamu. Il cavallo è fedele all’originale, seppure in dimensioni ridotte, ed è oggi simbolo universale di bellezza, di amore per Leonardo e di considerazione per il suo paese natale.

Serravalle

Il progetto leonardiano di un lago artificiale che doveva sorgere poco sotto il castello di Vinci è da considerarsi l’unico lavoro che Leonardo ha pensato per la sua terra natia. L’idea di Leonardo, rappresentato in tre carte diverse, prevedeva la creazione di un bacino alimentato dalle acque di tre ruscelli che scendono dal Montalbano chiusi a valle da una diga. I corsi d’acqua coinvolti nel disegno, perfettamente riconoscibili, erano da tempo tutelati dalle autorità comunali. Si trattava forse di un progetto di tipo pubblico, probabilmente legato all’uso dell’acqua come forza meccanica per azionare, ad esempio, le ruote idrauliche dei mulini che punteggiavano le valli delle terre di Leonardo.

Androne Ciofi

Sul fondo della piazza Leonardo da Vinci si trovava, al tempo di Leonardo, l’osteria del borgo, posta strategicamente fra la strada per il Montalbano e quella che, attraverso lo stretto passaggio voltato dell’Androne Ciofi, scendeva nella valle del Vincio verso le campagne di San Pantaleo. Verso gli anni ’30 del Cinquecento l’osteria venne data in affitto a Giovanni, il più giovane dei fratelli di Leonardo. Il locale funzionava sia da osteria che da beccheria, attività che richiedeva un costante uso dell’acqua. La vicinanza dei canali che servivano i mulini del comune, posti di fianco all’osteria-beccheria, doveva risultare essenziale soprattutto per la macellazione della carne.

L’Uomo Vitruviano di Mario Ceroli

L’Uomo di Vinci, opera di Mario Ceroli ispirata al celebre Uomo vitruviano di Leonardo, è stata donata alla città di Vinci nel 1987 e si trova oggi sulla piazza panoramica del Museo Leonardiano. Si tratta della riproduzione di un’opera realizzata vent’anni prima, nel 1967, intitolata Squilibrio. L’artista aveva infatti realizzato una versione volutamente non corretta dell’Uomo vitruviano di Leonardo, simbolo, appunto, di equilibrio ed armonia. Lo Squilibrio di Mario Ceroli è un ironico riferimento alla realtà contemporanea, lontana dalla bellezza e dall’armonia di cui l’Uomo vitruviano di Leonardo è simbolo per eccellenza.

Limite sull'Arno - Centro Espositivo della Cantieristica navale

Leonardo ha vissuto le rive dell’Arno fin da ragazzo, quando scendeva da Vinci verso la località di Limite, sulla sponda destra del fiume. Qui ha potuto osservare le tipiche imbarcazioni per la navigazione sul fiume dello stesso tipo raffigurato in una delle carte leonardiane del Codice Atlantico. In riva all’Arno Leonardo ha potuto osservare anche i maestri d’ascia al lavoro nei cantieri limitesi. Il centro espositivo di Limite conserva la memoria dell’attività dei maestri scafaioli cresciuta durante il XV secolo.

Castellina

Nelle mappe leonardiane dedicate alla Valle dell’Arno si riconoscono nitidamente la profonda ansa del fiume che lambiva l’abitato di Limite e il centro turrito della Castellina. Queste località hanno un’origine antichissima ma Leonardo ferma l’immagine dell’Arno al tempo in cui proprio la conformazione del fiume rese possibile lo sviluppo dei due centri abitati. La Castellina era ancora un castello circondato dalle mura di cui si era dotata nel Basso Medioevo. Limite era allora in via di sviluppo grazie all’attività dei maestri scafaioli attivi sulla sponda destra dell’Arno.

Lucardo

Le origini di Lucardo risalgono all’Alto Medioevo, quando in questa località si trovava una delle curtis della famiglia comitale dei Cadolingi. A questa potente stirpe dovevano essere legati i personaggi dell’aristocrazia minore che, a partire dalla metà dell’XI secolo, sono rammentati in riferimento al castrum di Lucardo. Il piccolo centro della Val di Pesa, dopo le vicende della guerra di Semifonte, entrò definitivamente nell’orbita fiorentina. La trasformazione in residenza di campagna, per iniziativa dei nuovi proprietari fiorentini, non hanno cancellato del tutto l’aspetto del castello originario, forma con la quale Leonardo lo ha rappresentato su una delle sue mappe.