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Pieve di San Leonardo, Artimino

Il Parco Archeologico di Carmignano raccoglie vari siti di grande interesse, tra cui il Museo Archeologico Comunale “Francesco Nicosia” di Artimino, che conserva numerose testimonianze del passato etrusco dell’antica città. Una sezione distaccata del museo, allestita a Bacchereto, espone interessanti ceramiche: proprio in questo paese la famiglia della nonna paterna di Leonardo aveva una fornace, presso la quale si pensa che il Vinci iniziò il suo percorso artistico.

Bacchereto

La nonna paterna di Leonardo, Lucia, era originaria di Bacchereto, il centro di produzione della ceramica smaltata che al tempo di Leonardo era in piena fioritura. Un avo della famiglia della nonna Lucia era uno dei primi orciolai di Bacchereto: Leonardo avrebbe certamente potuto sommare alle tante esperienze vissute nel periodo della giovinezza in questi luoghi anche la pratica, a Bacchereto, della modellazione dell’argilla e la conoscenza delle fornaci e dei colori a smalto che rammenta anche nelle sue carte. A Bacchereto si trovano ancora località “vinciane” come Toia, dove la famiglia della nonna aveva una casa e una fornace da orcioli.

Mommialla

Il borgo di Mommialla è stato recuperato da qualche anno, ed ospita oggi le strutture ricettive delle terme. Nelle poderose case-forti in pietra del borgo si deve riconoscere la fisionomia di quel piccolo centro fortificato che Leonardo ha disegnato in una delle sue mappe più famose. In realtà la località ha origini molto antiche: il villaggio altomedievale di Mommialla apparteneva al vescovo di Volterra. Della sua storia più antica rimane traccia nella minuscola chiesa di San Frediano che si conserva all’interno di uno dei complessi turistici del luogo, a poca distanza dal borgo vero e proprio. La piccola chiesa si riconosce per la feritoia cruciforme che ha sulla facciata, elemento decorativo tipico delle chiese della Valdelsa.

San Miniato, Barbialla

Il castello di Barbialla, di cui rimangono oggi alcuni resti di murature in pietra nella tenuta della villa realizzata ai primi del Novecento, fu in origine uno dei castelli appartenenti alla famiglia comitale dei Gherardeschi nella zona più settentrionale dei loro antichi possessi, la Val d’Egola. Nel Cinquecento, quando Leonardo disegna Barbialla ancora nelle forme di un castello turrito circondato da mura, il piccolo centro della Val d’Egola contava una popolazione di qualche centinaio di unità.

Entrata del Barchetto della Pineta

Il Barco Reale, la grande bandita di caccia medicea, venne realizzata nel 1626 chiudendo con un lungo muro continuo il crinale del Montalbano. Non esisteva al tempo di Leonardo ma oggi alcuni dei tratti superstiti attraversano i luoghi che egli aveva conosciuto bene durante gli anni della sua giovinezza. Tratti di muro si vedono lungo la via dei Mulini di Vallebuia e sopra Bacchereto, a Fornia, toponimo leonardiano del codice Madrid II. Leonardo conosceva bene anche il luogo racchiuso nella piccola bandita di caccia del Barchetto della Pineta, sul Poggio alla Malva, un piccolo promontorio sull’Arno che Leonardo aveva disegnato in una carta del Codice Leicester indicandolo con il nome di Pini.

Biblioteca Leonardiana di Vinci

La Biblioteca Leonardiana è oggi una delle massime istituzioni per specialisti e cultori di Leonardo da Vinci, oltre a promuovere gli studi di settore e la divulgazione scientifica come nei cicli di conferenze delle Letture Vinciane. Si trova nella parte alta di Vinci, il castello, e conserva nelle sue collezioni oltre 13000 pezzi che comprendono opere su Leonardo e di Leonardo stesso. La biblioteca mette a disposizione, infatti, uno straordinario strumento di conoscenza dei codici leonardiani, E-Leo, una banca dati che consente la consultazione dell’opera completa in formato digitale ad alta risoluzione dotata di specifici apparati per la ricerca.

Botinaccio

In questo piccolo abitato posto sulle colline fra Montelupo e Montespertoli abitava nel 1869 Tommaso Vinci, un discendente della famiglia di Leonardo che possedeva a quel tempo l’archivio privato della famiglia. Il prezioso fondo archivistico era rimasto per secoli al ramo familiare di Orbignano finché alla fine del Settecento, con l’estinzione della linea maschile di quella discendenza passò per via femminile alla famiglia Corsi del popolo di Santa Lucia a Paterno, ancora nei dintorni di Vinci. L’archivio di famiglia dei da Vinci ricompare alla fine dell’Ottocento a Botinaccio, dove venne acquistato dal grande studioso di Leonardo Gustavo Uzielli.

Cambiano

Il piccolo centro turrito disegnato da Leonardo e segnato con il nome di "camiā[no]" deve essere identificato con l’antico castello che doveva occupare la parte alta del rilievo che ospita oggi, alle sue pendici, la villa Pucci, nella frazione di Cambiano, nel comune di Castelfiorentino. Il castello della Valdelsa, in origine appartenente ai conti Cadolingi di Fucecchio, mantenne l’aspetto assunto nel Basso Medioevo fino all’età di Leonardo. Oggi del castello non è rimasta che la chiesa di San Prospero, visibile seppure in forme tarde nel giardino della villa Pucci. In origine doveva avere un impianto a tre navate ed un portico sulla facciata.

Camporbiano

Oggi Camporbiano è una piccola località posta lungo la strada statale che da San Gimignano arriva a Certaldo ma nei secoli centrali del medioevo in questo luogo sorgeva uno dei castelli dei Cadolingi, i conti di Fucecchio. Oggi di quel primo castello non esiste traccia; tuttavia Leonardo ha disegnato Camporbiano ancora nella forma che doveva avere nel Basso Medioevo. A quel tempo, infatti, l’antico castello cadolingio era diventato probabilmente una fortezza-ricetto utilizzata come riparo della popolazione rurale durante i periodi di insicurezza. La zona, infatti, posta a cavallo dell’importante percorso nord-sud, era contesa da diverse forze in campo fra cui, principalmente, le città di San Gimignano e Volterra.

Capraia

Capraia è ben presente nelle carte leonardiane. Leonardo la raffigura correttamente nelle forme del castello ben munito e strategicamente collocato sullo sperone che si affaccia sulla curva dell’Arno, poco dopo la stretta della Gonfolina. L’antico castello dei conti Alberti era stato uno dei punti forti più contesi del Valdarno sia per la posizione a controllo del fiume che come castello di confine fra territori divisi fra potentati e città. Le formazioni rocciose che Leonardo aveva osservato lungo il greto dell’Arno in prossimità di Capraia vengono puntualmente descritti e spiegati in diversi brani del Codice Leicester.

Casa del Pontormo

Questo edificio dell’antico borgo dove visse Jacopo Carucci detto il Pontormo, protagonista indiscusso del manierismo fiorentino, è diventato una delle Case della Memoria e centro di ricerca dedicato all’opera dell’originalissimo artista. In occasione dell’Anno Leonardiano 2019 viene proposta la mostra “Leonardo e Pontormo” dedicata agli aspetti che hanno unito questi due straordinari artisti, maestro e allievo, entrambi nativi di questa terra. Una video installazione coinvolge il pubblico nel racconto degli aspetti meno noti della tormentata vicenda biografica del Pontormo.

Casa Natale di Leonardo ad Anchiano

La casa di Anchiano entrò nel patrimonio della famiglia da Vinci attorno al 1480 e forse Ser Piero, il padre di Leonardo, pensava di farne un luogo di sosta lungo la strada che da Vinci saliva ai valichi del Montalbano. Dopo la morte di Ser Piero il complesso risultava composto ancora da “una casa da oste principiata”. Successivamente ad Anchiano si radicò il ramo familiare di Gugliemo da Vinci, uno dei fratelli di Leonardo. La serie degli studi del secolo scorso sul tema della nascita di Leonardo ha dato origine allo straordinario ‘luogo della memoria’ che è oggi la Casa Natale di Leonardo ad Anchiano, arricchita da soluzioni tecnologiche con cui il visitatore si immerge, assieme a Leonardo, nel suo racconto di vita.

Vista di Vinci

Vinci è stato il luogo dell’infanzia e della prima giovinezza di Leonardo. Prima di trasferirsi a Firenze abitava con la famiglia del padre Ser Piero che per lavoro – era notaio ed esercitava fra Firenze e Pisa – risiedeva stabilmente in città. Grazie agli studi di Renzo Cianchi è possibile individuare oggi gli edifici che un tempo appartenevano ai da Vinci. La casa in cui Leonardo visse in gioventù è sicuramente la residenza principale della famiglia che si trovava, allora, nel borgo del castello, sulla piazza del mercatale, affacciata sullo spazio dell’attuale minuscola piazzetta Guazzesi.

Castelfiorentino

L’antico castello dei conti Alberti compare nella famosa mappa leonardiana della Valdelsa RL 12278 (collezione Windsor Castle). Al tempo il grosso borgo fortificato appariva ancora nella forma raggiunta nel corso del Trecento, al momento della sua massima espansione. Delle mura con torri rompitratta disegnate da Leonardo si conserva un notevole porzione visibile oggi sulla parte alta di Castelforentino. Dal popoloso borgo Valdarnese proveniva il miniatore Vante degli Attavanti che probabilmente Leonardo aveva conosciuto durante gli anni in cui entrambi avevano frequentato la bottega del Verrocchio.

Castello dei Conti Guidi

Il castello di Vinci è una delle fortezze guidinghe meglio conservate del Valdarno Inferiore. La sua storia delle origini coincide con quella della potente casata comitale radicata in partibus Greti fin dalla fine dell’XI secolo. Leonardo, che venne certamente battezzato nella chiesa della Santa Croce, fu cresciuto dalla famiglia del padre che abitava nel borgo del castello. Le case dei da Vinci sono state identificate nell’edificio d’angolo fra le attuali Via Roma e Piazzetta Guazzesi. Oggi il castello ospita le sedi del Museo Leonardiano e una ricca serie di ‘luoghi vinciani’ attraverso i quali ripercorrere alcuni dei momenti della sua vita e le suggestioni della sua opera.

Castelnuovo d'Elsa

Il centro di Castelnuovo conserva l’impianto del castello bassomedievale che si trovava strategicamente sul confine dell’Elsa, e che passò sotto il controllo di Firenze solo dopo che, alla fine del Trecento, la città ne ebbe compromesso le strutture difensive. Il castello, articolato in una parte più alta in quota e in un borgo sottostante, era circondato da mura scandite da torri rompitratta, probabilmente costruite in laterizio. È questo l’aspetto con cui Leonardo rappresenta il piccolo centro valdelsano, che viene proposto dall’artista nelle forme di un piccolo castello turrito.

Castra

Fra i castelli del Montalbano orientale disegnati da Leonardo c’è anche il piccolo centro di Castra. Leonardo doveva vederlo ancora nelle forme del ricetto fortificato che nelle fonti scritte del Duecento era chiamato Castrum Castri Vallis Arni, ovvero il “castello di Castra della Valle dell’Arno”, mentre il vicino centro di Conio è definito ancora come villaggio aperto (villa). Al tempo di Leonardo gli abitanti del piccolo centro di Castra, che potevano fruire delle selve del Montalbano, rifornivano di legname le attività dei navicellai della Castellina e di Limite sull’Arno.

Catignano

Catignano fu in origine uno dei castelli valdelsani della famiglia dei conti di Fucecchio. Già dalla fine del Duecento entrò a far parte del contado fiorentino ma la sua posizione, lungo uno dei tracciati della via Francigena sulla sinistra dell’Elsa, lo rendeva esposto alle incursioni militari. La sua funzione di ricetto per la popolazione dell’abitato sparso durante il Basso Medioevo deve aver garantito la manutenzione delle sue strutture fortificate se Leonardo, ancora nel Cinquecento, disegna Catignano come un piccolo castello munito di difese.