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Montecarlo

Il borgo occupa il crinale di uno dei rilievi che delimitano la Valdinievole sul versante lucchese e conserva perfettamente l’impianto del castello bassomedievale, dotato di cortina muraria, torri, e una rocca sulla parte più alta dell’abitato. È in questa forma che Leonardo rappresenta il piccolo ma ben fortificato centro della Valdinievole, riconosciuto nel celebre paesaggio leonardiano della Valle dell’Arno del 1473.

Sullo sfondo del celebre disegno di Leonardo Paesaggio (Firenze, Galleria degli Uffizi, Gabinetto dei disegni e delle stampe, n. 8P), uno scorcio della piana del Padule di Fucecchio vista dal colle del Belvedere, sul Montalbano, il profilo turrito di un castello è stato identificato con la rocca di Montecarlo. Un’altra rappresentazione leonardiana di Montecarlo è quella della mappa La Valle dell’Arno, Windsor Castle, RL 12685, dove il centro fortificato si trova collocato fra il Padule di Fucecchio e l’invaso di Bientina. In questo disegno Montecarlo viene rappresentato come un centro fortificato dalla forma regolare allungata, dominato sul lato corto settentrionale da una fortezza turrita in cui è possibile riconoscere la Rocca del Cerruglio.

Il centro fortificato viene realizzato nella forma in cui lo vediamo oggi in funzione delle necessità difensive della città di Lucca durante i primi decenni del Trecento. Sul rilievo, il poggio di Cerruglio, esisteva già una fortificazione a pianta triangolare, realizzata nella seconda metà del Duecento a difesa del vicino castello di Vivinaia, la cui distruzione, come vedremo, sarà alle origini del borgo fortificato di Montecarlo. Vivinaia, un tempo sede di una curtis marchionale, compare già nei documenti della fine del secolo XI come castrum legato alla consorteria di nobili che raggruppava membri dei rami delle famiglie signorili dei Da Uzzano e dei Da Montechiaro.
Nel corso del XIII secolo il popoloso castello di Vivinaia risulta organizzato in comune rurale. Ai primi del Trecento il suo nome è significativamente mutato in “Castrum Lucense”, Castello Lucchese, in virtù del ruolo strategico che andava a ricoprire negli anni in cui quel territorio divenne zona di guerra. Il castello di Vivinaia, affiancato dalla fortezza del Cerruglio furono al centro delle vicende che videro gli eserciti di Castruccio, signore di Lucca, e di Firenze contendersi la Valdinievole. Dopo la morte di Castruccio comincia, per la città di Lucca, una delle fasi più difficili della guerra con Firenze. Nel 1331 i fiorentini, in ritirata, mettono a ferro e a fuoco Vivinaia-Castello Lucchese, distruggendolo. Rimaneva ancora la fortezza del Cerruglio, con le sue tre torri, che divenne il punto di partenza per un nuovo progetto di difesa, il castello di Montecarlo. Nel frattempo, infatti, Lucca aveva accolto come signore della città re Giovanni di Lussemburgo, sceso in Italia con il figlio Carlo con propositi ambiziosi. L’intervento del sovrano fu rivolto alle aree di confine, dove le truppe dei fiorentini rappresentavano una minaccia costante. È in questo scorcio di anni che viene messo in campo il progetto di rafforzamento ed ampliamento del primitivo impianto triturrito del Cerruglio, A partire dal 1332 i documenti cominciano a riferire della nuova fortezza in costruzione, ben munita e dotata di borgo fortificato, che porta il nome di “Mons Caroli”, Montecarlo, con chiaro riferimento al giovane principe figlio del re di Lussemburgo e signore di Lucca. Sebbene l’intervento di quel sovrano nelle faccende lucchesi fallisse nel giro di poco più di un anno, il cantiere della nuova fondazione continuò a procedere. Fra il 1333 e il 1334 sono documentati lavori di definizione delle difese: si parla del fossato e del ponte levatoio che avrebbe dovuto collegare il Cerruglio con il borgo. La chiesa, in costruzione, avrebbe ricevuto il fonte battesimale della vicina pieve di San Piero in Campo, oramai in rovina. Il nuovo centro sarebbe stato popolato dalle famiglie del distrutto castello di Vivinaia, in linea con il progetto di fondazione di un centro abitato, un villaggio, oltre che di una fortezza molto ben munita. Ancora nel 1334 sono documentati lavori di completamento dei fortilizi del castello e della rocca di “Montiskaroli”. Per una trentina d’anni, a seguito dell’allontanamento del re di Lussemburgo dalla politica italiana, nelle carte ufficiali riprese vigore l’abituale toponimo di “Cerruglio”, con il quale, fra il 1335 e il 1369, si intendeva riferire della vecchia rocca aggiornata nelle sue difese e del borgo fortificato sorto al suo fianco. Solo dal 1369 riprende l’uso del nome Montecarlo. Questo avvenne nel momento in cui Carlo di Lussemburgo che, come visto, fu da giovane all’origine del nome della formidabile fortezza in costruzione, scese nuovamente ad occuparsi della città di Lucca, questa volta come Carlo IV Imperatore.
Il centro fortificato risulta ben definito nelle due parti: la rocca, ovvero il primitivo impianto sul colle del Cerruglio, e il borgo sottostante, anch’esso cinto di mura. La rocca, a pianta triangolare, è costituita dalla torre semicilindrica in pietra, posta al vertice settentrionale dell’impianto, e da due torri gemelle a base quadrata. La prima, che si distingue per l’ottima muratura in conci squadrati in arenaria, appartiene probabilmente alla più antica fortificazione del Cerruglio, quella Duecentesca. Le due torri a base quadrata e le cortine di raccordo appartengono invece alla nuova rocca, quella trecentesca, nella sua redazione più tarda, ovvero quella del rifacimento degli anni di Carlo IV imperatore (1369-1400). L’area della rocca, con le sue preesistenze, costituisce il polo di convergenza dell’impianto urbanistico del borgo trecentesco. L’abitato, a differenza di quanto accade, in genere, nei centri medievali di nuova fondazione, non si sviluppa su un’area quadrangolare ma si articola su una coppia di assi viari convergenti, a forma di cuneo. Sono le attuali via Roma e via Carmignani, che convergono in prossimità della rocca, davanti alla collegiata di Sant’Andrea, l’unico spazio aperto del borgo. Gli accessi corrispondenti ai due assi viari sono, rispettivamente, la Porta Fiorentina (a sudest) e la Porta Nuova (ad Est). Il borgo era dotato di altre tre porte: una, di cui non resta il nome, lungo il lato pesciatino; altre due a Nord, Porta Lucchese e Porta Pesciatina. Gli isolati attuali mantengono traccia dell’impianto originario realizzato mediante suddivisione razionale dello spazio intramuraneo. I lotti su cui poi furono realizzati gli edifici di abitazione erano di piccole dimensioni, circa 5x12 metri, con il lato corto sul fronte strada e lo sviluppo planimetrico per tutta la lunghezza, fino all’affaccio sulla strada secondaria posta sul retro. L’impianto regolare rispecchia quello tipico dei centri medievali di nuova fondazione. Le mura, che circondano tutto l’abitato, appartengono sostanzialmente al cantiere del 1333. Sono composte da serie di archi in laterizi tamponati mediante muratura in ciottoli di fiume e zeppe, e sono visibili in alcuni tratti del perimetro del borgo. Le mura erano intervallate da torri rompitratta a base quadrata, di cui ne rimane una ben conservata, sulla via Nuova, interamente realizzata in mattoni. Uno degli ultimi interventi, volto a rafforzare e prolungare la rocca trecentesca, venne realizzato attorno alla metà del Quattrocento. La struttura, in laterizio intonacato, è riconoscibile per la presenza, al di sopra di un cordolo marcapiano in arenaria, di beccatelli in pietra ed archetti ogivali in mattoni dotati di caditoie. L’intervento mediceo, infine, databile alla seconda metà del XVI secolo, per iniziativa di Cosimo I, riguardò essenzialmente le bastionate di rinforzo del cassero. Rivellino a scarpa, ponte levatoio e bastioni triangolari incompiuti, posti a Nord-Est e ad Ovest della rocca, sono invece opera di interventi del XVII secolo.
A cura di
Silvia Leporatti
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