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Piombino

La città di Piombino è corollata dal semicerchio delle sette isole dell’Arcipelago toscano. Malgrado il suo nome sia menzionato per la prima volta in un documento del 1115, gli storici hanno collocato la sua nascita nell’anno 809, quando, ciò che restava della celebre Populonia etrusca, fu devastata dall’ultima scorribanda di saraceni orobici greci. Costoro distrussero quel poco che restava dell’antica civiltà, facendo schiava la popolazione del luogo; ma una parte riuscì a fuggire verso sud, nei boschi del promontorio dove erano presenti risorse idriche essenziali. Nel 1022, sei fratelli della famiglia che nel tempo diventò Della Gherardesca fondarono il Monastero di San Giustiniano di Falesia, sulle colline che fronteggiano la rada omonima, oggi Portovecchio. Fino alla seconda metà del XII secolo il promontorio di Piombino fece parte del patrimonio di San Pietro, e la città fu amministrata e governata dall’Abate del Monastero. Per un breve periodo, fino al 1233, Piombino fu libero Comune; da quella data aderì alla potente Repubblica Marinara di Pisa, della quale fu la seconda città e il secondo porto. Seguì quindi le sorti della Repubblica prima e poi delle Signorie che si alternarono fino alla fine del Trecento. Alla fine di questo secolo, divenne signore di Pisa Gherardo Appiani, che vendette Pisa e il suo territorio a Gian Galeazzo Visconti, mantenendo per sé una parte di zona costiera a sud (comprendente le località di Populonia, Suvereto, Vignale, Scarlino, Buriano, Badia al Fango e le isole Elba, Pianosa e Montecristo), con capitale Piombino. Ebbe quindi inizio la Signoria di Piombino, trasformata poi in Principato nel 1594, che – tra alterne vicende – si mantenne indipendente per oltre quattro secoli fino al 1815, quando il Congresso di Vienna dispose la sua scomparsa dal quadro politico e sociale italiano, inglobando il suo territorio nel Granducato di Toscana degli Asburgo-Lorena.
Leonardo fu a Piombino due volte: nel 1502 come ingegnere militare di Cesare Borgia il Valentino (Signore del territorio dal 1501 al 1503); e nel 1504 in una complessa vicenda diplomatica che vide impegnato e presente a Piombino pure Niccolò Machiavelli, per conto di Firenze che voleva allacciare rapporti con i Signori locali per avere uno sbocco al mare per i propri traffici. Nella prima occasione Leonardo si interessò del territorio; nella successiva, il Vinci si trattenne a Piombino per poco meno di due mesi, disegnando strutture architettoniche e progettando un riassetto della città.
Nei quattro secoli della propria indipendenza, Piombino fu sotto il dominio degli Appiani, dei Ludovisi, dei Boncompagni-Ludovisi, e infine della principessa Elisa Bonaparte-Baciocchi, sorella dell’imperatore Napoleone I.
L’importante città fu ambita dalle potenze nazionali e straniere soprattutto per motivi strategici, data la sua posizione geografica sull’alto Tirreno, e finanziari, in considerazione delle miniere del ferro presenti nell’Isola d’Elba, che venivano concesse in appalto soprattutto per la fabbricazione delle armi.
Pochi anni dopo l’Unita italiana, nel 1865, nella rada di Portovecchio si insediarono i primi impianti che nel secolo successivo porteranno la città di Piombino a essere tra le più importanti sedi siderurgiche italiane. La notevole immigrazione da diverse parti d’Italia di operai e tecnici determinò un consistente ampliamento urbano rispetto allo spazio cittadino fino ad allora racchiuso tra le mura medievali e rinascimentali.
Nei primi decenni del Novecento Piombino è stata la città italiana con il più alto incremento demografico.

A cura di
Mauro Carrara
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