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Santa Lucia a Paterno

La chiesa di Santa Lucia a Paterno si trova lungo la strada che dal crinale del Montalbano, presso la torre di Sant’Alluccio, scende al castello di Vinci incrociando la frazione di Anchiano, luogo dove la tradizione colloca la casa natale di Leonardo da Vinci. Le forme attuali dell’edificio corrispondono alla ricostruzione settecentesca ma la chiesa aveva origini ben più antiche. Ai primi del Duecento apparteneva ancora alla potente famiglia comitale dei Guidi che in questa zona controllava fin dall’XI secolo i castelli di Larciano, Cerreto Guidi e Vinci. La chiesa è facilmente raggiungibile percorrendo uno dei “sentieri del Genio”, una passeggiata attraverso i vigneti e gli uliveti che dovevano essere così familiari agli occhi di Leonardo.

La prima menzione della chiesa di Paterno è del 1254. Si tratta della vendita di gran parte dei beni che i conti Guidi possedevano in questa zona, da Empoli alla zona di Greti, sul Montalbano. Gli esponenti dei diversi rami in cui era suddivisa la famiglia già dai primi decenni del Duecento cedono alla città di Firenze, ciascuno per la propria parte, le diverse quote di castelli, chiese e altri possessi. La chiesa di Paterno, tuttavia, doveva appartenere per intero al conte Guido di Romena: al momento della vendita, infatti, viene ceduta in un unico blocco (“totam ecclesiam de Paterno cum suis pertinentiis”), assieme alla quarta parte del castello di Vinci, della chiesa castellana di Santa Croce, di Sant’Alluccio e di altri beni. La chiesa attuale è frutto di una ricostruzione, tuttavia un suo disegno riportato sulla mappa dei Capitani di Parte Guelfa relativa al popolo di Santa Lucia a Paterno rende l’idea dell’aspetto che doveva avere al tempo dei conti Guidi: una piccola chiesa rurale ad aula unica e semplice tetto a capanna.
Il titolo di Santa Lucia è rammentato solo nel Trecento, quando la chiesa, con il castello di Vinci, era oramai parte del contado della città di Firenze. A quel tempo, come si legge negli Statuti di Vinci, il rettore della chiesa di Santa Lucia a Paterno aveva il compito di conservare una copia delle chiavi della cassa che custodiva, nel castello, le borse per l’elezione delle cariche comunali. La chiesa si trovava, infatti, in posizione strategica rispetto al territorio gestito, per la città gigliata, dal comune rurale di Vinci. Una seconda copia delle chiavi era conservata nella chiesa castellana e le ultime due nelle chiese di Santo Amato e di San Bartolomeo a Streda. All’interno del territorio della comunità di Vinci si trovava anche la chiesa di San Lorenzo di Arniano, anch’essa di antica origine, che nel Seicento fu annessa alla chiesa di Paterno.
La chiesa di Santa Lucia a Paterno al tempo di Leonardo era al centro della piccola comunità che abitava la zona poco a monte di Vinci, verso Nord-Est, sui rilievi che scendono dal crinale del Montalbano. Nel popolo di Santa Lucia a Paterno la famiglia da Vinci possedeva diverse proprietà. Vi era compreso anche il podere di Anchiano che una tradizione locale di lunga data identifica con la casa che dette i natali a Leonardo. L’edificio rurale di Anchiano, che i diversi interventi di restauro hanno riportato all’aspetto cinquecentesco, fu sicuramente di proprietà della famiglia da Vinci per più di un secolo. Uno dei fratelli di Leonardo, Guglielmo da Vinci, abitò in questa casa fino alla morte. Venne sepolto nella chiesa di Santa Lucia di Paterno, come richiesto nel suo testamento che dettò nella casa di Anchiano nel 1542. La chiesa di santa Lucia di Paterno era dunque la chiesa di questo ramo della famiglia da Vinci, e possedeva, a quel tempo, un piccolo cimitero. Era di piccole dimensioni, aveva un campanile con due campane e doveva contare al suo interno tre altari di cui uno dedicato a San Lorenzo, ornato dalla tela proveniente da San Lorenzo in Arniano.
Don Quirino Giani, parroco di Santa Lucia a Paterno fra la fine dell’‘800 e i primi del ‘900 e cultore di memorie leonardiane, fu grande sostenitore dell’ipotesi che la piccola chiesa fosse stata la parrocchia del giovane Leonardo, data la grande vicinanza con la casa di Anchiano, già allora considerata la casa natale del Da Vinci. Gli appunti e i documenti delle sue ricerche, raccolti sotto il titolo di La terra natia di Leonardo, furono donate dagli eredi nel 1958 al bibliotecario della Biblioteca Leonardiana Renzo Cianchi e costituiscono oggi il “Fondo Quirino Giani”. La chiesa di Santa Lucia divenne effettivamente luogo tradizionalmente legato alla memoria di Leonardo, al punto che fu oggetto di interventi di restauro anche negli anni delle celebrazioni Leonardiane del 1952. La chiesa che probabilmente vide Leonardo da Vinci la possiamo immaginare molto simile a quella rappresentata sulla mappa dei Capitani di Parte Guelfa relativa al popolo di Santa Lucia a Paterno datata all’ultimo quarto del Cinquecento. Doveva trattarsi di una piccola chiesa rurale ad aula unica e tetto a capanna, con un piccolo campanile a vela.
La chiesa che dall’inizio del Cinquecento fu la parrocchia di un ramo della famiglia da Vinci fu distrutta nel 1735 dal crollo del campanile minato dalla caduta di numerosi fulmini. Venne ricostruita nel giro di breve tempo grazie all’intervento della famiglia Baldacci che ne assunse, da allora, il patronato, come si legge nella lapide marmorea posta al di sopra del portale. L’edificio venne ricostruito a pochi metri dal sito originario utilizzando il materiale edilizio del rudere colpito dal fulmine. La struttura attuale, infatti, è composta da conci sbozzati di pietra locale compatibile con la fabbrica più antica. La chiesa si presenta ad aula unica, a pianta rettangolare, con tribuna rialzata e copertura voltata a botte. Il coro ospita una pala d’altare raffigurante il martirio di Santa Lucia che risale al tempo della ricostruzione della chiesa, come la volta decorata da un affresco raffigurante l’incoronazione della Vergine. L’altare maggiore è ornato da un crocifisso ligneo ottocentesco mentre l’altare di sinistra è dedicato a San Lorenzo in memoria di quello esistente nella vecchia chiesa di Paterno e che era decorato dal dipinto proveniente da San Lorenzo in Arniano. La tela, oggi perduta, raffigurava San Lorenzo e la Vergine col Bambino, ed era definita “superba che pare del Ghirlandaio” È possibile visitare questi luoghi utilizzando le passeggiate dei cosiddetti “sentieri del Genio”.
A cura di
Silvia Leporatti
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