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San Pantaleo

La località Campo Zeppi, nel popolo di San Pantaleo, è di antichissima origine. Questa zona fu il cuore della signoria che i conti Guidi innestarono, dalla fine dell’XI secolo, fra Cerreto e Vinci. Al tempo la piccola chiesa di San Pantaleo era parte della curia castellana di Vinci finché Firenze, a metà Duecento, prese possesso di tutte le terre, i castelli e i diritti della potente casata comitale, compresi il castello di Vinci e la chiesa di San Pantaleo. Le campagne dove si trova ancora oggi il podere che porta il nome di Campo Zeppi, dove abitava il marito della madre di Leonardo, Caterina, non dovevano essere dissimili da quelle che possiamo vedere oggi. Quando Leonardo viveva con la famiglia del padre nel borgo di Vinci ha sicuramente percorso i sentieri che conducevano alla parrocchia della madre, la chiesetta di San Pantaleo, alla casa di Campo Zeppi e alla fornace del patrigno, in val di Streda. Oggi fra i “sentieri del genio” si può percorrere la “via di Caterina”, dal castello di Vinci alla chiesetta di San Pantaleo. Oppure fare il percorso delle colline pleistoceniche del sentiero 12-C della “carta degli itinerari escursionistici” (comune di Vinci).

Attorno all’anno Mille la zona di San Pantaleo si trovava sul confine orientale della diocesi di Lucca che raggiungeva, grosso modo, il torrente Streda. Il plebato lucchese che segnava il confine a cavallo dello Streda era quello di Cellere, l’antica pieve di Cerreto. A quel tempo anche i villaggi di Strela (Streda), Tuliano (Toiano), Franchoni (pod. Franconi) e Ceule (Ceoli), piccole località poste nei pressi di San Pantaleo, appartenevano alla pieve di Cellere e dipendevano dal vescovo di Lucca. Con la fondazione dei castelli di Cerreto e di Vinci per iniziativa dei conti Guidi nel giro di un secolo l’intera la zona di San Pantaleo, posta sul confine fra le due curie castellane, diventa a tutti gli effetti dominio guidingo. La chiesa di San Pantaleo è nominata per la prima volta alla metà del Duecento come parte dei possessi del conte Guido Novello. Si tratta dell’atto di vendita delle proprietà valdarnesi della famiglia comitale alla città di Firenze fra le quali anche i castelli di Cerreto e Vinci. Guido Novello cedette assieme alla sua quota del castello di Vinci anche l’intera proprietà della chiesa di San Pantaleo: ecclesiam Sancti Pantaleonis totam cum pertinentiis suis. L’appartenenza della zona di San Pantaleo – come anche quella di San Bartolomeo a Streda – al circondario vinciano risale quindi al tempo della signoria dei conti Guidi.
La piccola chiesa guidinga rimase tuttavia dipendente dalla pieve di Cerreto, oramai trasferita all’interno del castello e dedicata a San Leonardo. Nel corso del Trecento la pieve di Cerreto divenne patronato degli Adimari, che furono beneficiari anche della cappella rurale di San Pantaleo. A quel tempo questa famiglia fiorentina aveva vasti possessi nei dintorni di Cerreto e Vinci fra cui anche alcune proprietà a Campo Zeppi. Una vendita datata all’anno 1332, infatti, documenta la presenza degli Adimari in territorio de Vincio, loco dicto Campo Zeppi. Si tratta dello stesso luogo in cui visse un secolo e mezzo dopo Caterina, la madre di Leonardo.
Si devono alle ricerche dello studioso Renzo Cianchi, primo bibliotecario della leonardiana, le notizie relative alla famiglia dell’uomo che sposò Caterina dopo la nascita del piccolo Leonardo, il figlio che ebbe con Piero di Antonio da Vinci. La pagina della portata catastale del nonno di Leonardo rammenta fra i familiari a suo carico all’anno 1457 il nipote di cinque anni, figlio “non legiptimo” di suo figlio ser Piero, “nato di lui et della chaterina che al presente. E. donna dachatabrigha di Piero del Vaccha da Vinci”. Il minuzioso lavoro di analisi del Cianchi sulla documentazione d’archivio ha reso noti l’identità del marito di Caterina, Antonio di Piero di Andrea Buti/del vacha, detto l’Achattabrigha, e della sua famiglia, stabilitasi a Campo Zeppi di San Pantaleo da più di un secolo. Ai primi del Quattrocento la famiglia Buti/del vacha conta una ventina di componenti che appartenevano a tre nuclei familiari: la famiglia di Piero di Andrea del vacha, il padre dell’Accattabriga -allora appena nato- e le famiglie dei due zii paterni e di un cugino. La casa di Campo Zeppi era quindi una tipica casa poderale delle campagne del fiorentino in grado di ospitare una famiglia polinucleare come quella in cui nacque l’Accattabriga. Quella casa si trovava sul poggio coltivato come allora a viti ed olivi, punteggiato dai rustici che portano il nome di “podere Campo Zeppi”.
Sulla pianta tardo cinquecentesca dei Capitani di Parte Guelfa relativa al popolo di San Pantaleo si riconoscono nitidamente questi luoghi leonardiani. Lungo la strada che costeggia, sul lato sinistro, il fiume Vincio, si vede la sagoma stilizzata della piccola chiesa di San Pantaleo mentre sulla destra, al di là del fiume, aumenta la concentrazione di piccoli gruppi di case collegate da brevi viottoli che culmina nel fitto agglomerato contrassegnato dal toponimo canpo zeppi. Il disegno stilizzato del plantare cinquecentesco rende l’idea del paesaggio che caratterizzava le campagne attorno a Vinci e in particolare il piccolo abitato rurale di Campo Zeppi. Qui visse per oltre trent’anni la madre di Leonardo, assieme alla famiglia del marito, una famiglia di coltivatori delle numerose terre del podere di San Pantaleo. Tuttavia dell’Accattabriga sappiamo anche che era fornaciaio e lavorava presso la fornace di mattoni che si trovava in località Mercatale, nel popolo di San Donato in Greti. Questa zona, infatti, era particolarmente ricca di argille, materia prima necessaria alla produzione di laterizi. Il geografo Repetti descrive così le formazioni geologiche che si trovano proprio sotto a San Pantaleo: “terreno marino o stratiforme”. Nei pressi di San Pantaleo si trovava fin dal tempo di Leonardo la località colle marino dei Ridolfi, riferita probabilmente ai fossili di origine marina, quegli stessi “nichi” che Leonardo aveva osservato poco più sotto, verso l’Arno, come si legge sulle pagine del Codice Atlantico dedicate alle argille “azzurrine” del “taglio di Colle Gonzi”.
La chiesa di San Pantaleo, che fu prima chiesa dei conti Guidi e poi parrocchia di Caterina -madre di Leonardo- e della famiglia Buti di canpo zeppi, si trova a circa due chilometri dal centro di Vinci. Al tempo di Leonardo la chiesa doveva avere l’aspetto tipico di un piccolo oratorio di campagna da aula unica, tetto a doppio spiovente e campanile a vela, simile a come dovevano apparire nello stesso periodo le vicine chiese di San Bartolomeo a Streda e di San Zio. Il disegno della chiesa con un aspetto simile è visibile nel dettaglio della pianta dei Capitani di Parte Guelfa relativa al popolo di San Pantaleo. Oggi la facciata a capanna dotata di oculo, col tetto a doppio spiovente e croce alla sommità è coperta parzialmente da un portico con tettoia sorretta da due colonne in laterizio intonacate. Sulla sinistra le si addossano il campanile realizzato nel 1859 e l’oratorio del SS. Nome di Gesù risalente al 1690. È possibile ripercorrere le strade delle campagne che furono familiari a Leonardo durante i primi anni della sua vita, come la cosiddetta “strada di Caterina”, un sentiero campestre che parte dal borgo di Vinci, presso l’Androne Ciofi, dove il fratello più piccolo di Leonardo avrà in gestione un’osteria, e giunge alla chiesa di San Pantaleo, passando davanti alle coloniche che ancora oggi portano il nome di “podere Campo Zeppi”.
A cura di
Silvia Leporatti
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