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Castello dei Conti Guidi

L’aspetto attuale della Rocca vinciana, con l’imponente torre del cassero dei conti Guidi, consente di apprezzare la fase più antica della sua storia. Il complesso della Rocca, con gli edifici che dal Medioevo in poi si sono aggiunti alla torre guidinga, ospita oggi il Museo Leonardiano dedicato al Genio vinciano che ebbe qui i suoi natali. Leonardo trascorse a Vinci gli anni della fanciullezza e della prima giovinezza e i dintorni del castello furono la sua prima fonte di osservazione e conoscenza. Quando ai primi del Cinquecento disegnava la famosa veduta a volo d’uccello della collezione Windsor Castle (RL 12685) rappresentava sul versante meridionale del Montalbano il castello di Vinci con i particolari morfologici di chi conosceva bene il luogo. Vinci di Leonardo è rappresentato con una parte alta circondata da mura dove si trovano due complessi edilizi identificabili nella Rocca e nella chiesa castellana. Ai piedi del castello si vedono gli edifici del borgo. Si tratta della più antica raffigurazione del castello di Vinci che mostra, ancora al tempo di Leonardo, la forma che aveva assunto durante il Basso Medioevo.

La prima attestazione del castello risale al 1114 quando è menzionato fra i castelli oggetto di una permuta fatta dal conte Guido V all’abate del monastero di San Salvatore di Fucecchio. Fra la fine di ottobre e i primi di novembre di quell’anno il conte Guido si trovava con la moglie Imilia nel castello di Colle di Pietra, vicino a Cerreto, nell’atto di perfezionare il documento in cui viene rammentato per la prima volta il castello di Vincio con la sua curtis e tutte le sue pertinenze. A quel tempo, quindi, Vinci era già un insediamento fortificato appartenente all’importante famiglia comitale. Sulla base dei documenti scritti i conti Guidi continuarono a garantire la protezione dei castelli di Greti fra cui il castellum et curtem de Vincio cum omni sua pertinentia. Il diploma imperiale del 1164 conferma la possessione guidinga in partibus Greti: si trovano elencati i castelli di Colle de Petra, Cerretum, Musillianum, Collegunçuli, Orbignano, Vinçi e Larçanum. Una importante fonte documentaria descrive il castello di Vinci alla metà del Duecento e fa cenno alle diverse strutture di cui era composto. Si tratta degli atti con cui i conti Guidi cedettero a Firenze gran parte dei possessi e dei diritti che detenevano ancora in partibus Greti e che comprendevano i maggiori castelli valdarnesi. In questa occasione i diversi rami della famiglia comitale vendono, ciascuno per la propria quota, le diverse parti del castello di Vinci ovvero castrum et cassero et palatium et turris et domus de Vincio, sicut circumdatum est muris et ripis et foveis. Nella stessa vendita viene ceduta anche la chiesa castellana di Santa Croce e i casamentos che si trovavano ai piedi del cassero, ovvero lotti destinati alla costruzione di nuove case. L’immagine del castello di Vinci alla metà del Duecento è quindi quella di un centro circondato da mura, il castrum, caratterizzato da due poli distinti ovvero il cassero, una parte alta fortificata con torre e palazzo signorile e un secondo polo costituito dalla chiesa castellana. All’interno delle mura del castello si trovavano anche le case di abitazione della popolazione residente e spazi ancora liberi da destinare a nuove costruzioni. Lo straordinario grado di conservazione delle strutture medievali di Vinci consente di riconoscere oggi quelle che erano le parti costitutive del castrum e del cassero dei conti Guidi.
Le recenti analisi delle strutture del complesso della Rocca di Vinci consentono qualche proposta utile alla ricostruzione della fase più antica del castello e delle fasi successive. Al momento è possibile infatti riconoscere nella parte più bassa della torre la fase costruttiva più antica di tutto il complesso. La base della torre, infatti, presenta una muratura completamente diversa dalle altre, composta da conci in arenaria con le angolate evidenziate da blocchi lavorati a bugnato, una caratteristica particolare che si ritrova in altre fortificazioni guidinghe della fine dell’XI secolo e i primi del XII. Successivamente la possente torre dei conti Guidi venne circondata da un recinto di forma pressoché quadrata costruito in blocchi sbozzati di arenaria, coronato da merli guelfi. I merli originali sono oggi riconoscibili inglobati nell’edificio moderno addossato al lato nord-orientale della rocca mentre quelli attualmente visibili sul lato di ponente sono frutto della ricostruzione dell’accesso del castello in forme neo medievali realizzata durante l’intervento di restauro del secolo scorso. Questo recinto fortificato è sicuramente da identificare con il cassero descritto nella vendita, che nel corso del XII secolo era andato a circondare la torre dei conti Guidi già esistente sulla parte alta del castrum. Successivamente, ma sempre prima della metà del Duecento, esisteva all’interno del ridotto difensivo del cassero anche un edificio residenziale ad uso esclusivo dei conti. Si tratta dell’edificio che si trova attualmente addossato alla torre e che venne sopraelevato più volte. Questo edificio, infatti, è quello che dalla metà del Duecento in poi ha assunto la funzione di residenza dell’ufficiale inviato da Firenze con funzioni giurisdizionali nel quadro dell’amministrazione fiorentina del territorio.
La prima attestazione del palazzo del castello di Vinci con funzione di residenza podestarile si ha nel 1383. Sul testo degli Statuti di quell’anno si legge infatti che furono redatti in castro Vinci et in pallatio sive cassero habitationis potestatis dicti loci. Il pallatio (palazzo) ovvero cassero non può che essere il palatium già esistente alla metà del Duecento nella parte signorile fortificata del castello guidingo di Vinci. La Rocca fiorentina di Vinci era dunque composta dalle vecchie strutture castellane del periodo più antico aggiornate in funzione del nuovo governo. Ad esempio le volte del piano terra del palatium (oggi Museo Leonardiano) appartengono alla riconfigurazione del periodo fiorentino mentre al primo piano, dove si può ammirare la ricostruzione di una gru progettata da Brunelleschi, si trovava la sala del podestà. A quel tempo l’area di Greti divenne teatro delle operazioni di guerra che vedevano opposti Firenze e Lucca. Il castello di Vinci rappresentava in quel difficile territorio divenuto da poco fiorentino uno dei punti di riferimento per la difesa delle popolazioni della campagna percorsa da schiere di armati. Anche Vinci, dunque, come molti castelli valdarnesi entrati nell’orbita di Firenze, fu oggetto di una dettagliata ricognizione dell’efficienza delle sue difese. La relazione degli Ufficiali delle castella redatta nel 1366 descrive una situazione assai frequente per i centri murati del tempo, ovvero il problema delle case costruite a ridosso delle mura sul lato interno che, con l’apertura di porte e finestre, ne compromettevano inevitabilmente la funzione difensiva. Le prescrizioni a riguardo si riferiscono soprattutto alla chiusura delle porte e finestre fino all’altezza di 5-6 metri e alla costruzione di corridoi sul tetto delle case -oppure su apparati a sporgere- che consentissero di percorrere interamente e senza ostacoli il giro delle mura. L’immagine del castello trecentesco di Vinci saturo di case addossate alla cerchia muraria si può riconoscere oggi lungo la strada che costeggia il borgo sul lato di levante, Via Giuseppe Rossi, mentre su Via del Castello si possono riconoscere brani della cortina sul lato di ponente, con un tratto del camminamento porticato.
L’acquisizione da parte di Firenze di tutti i beni dei conti Guidi posti sulle due sponde dell’Arno determinò lo sviluppo dei tre centri di Empoli, Cerreto e Vinci, complementari fra loro: Empoli stava diventando il più importante mercato del Valdarno fiorentino ma allo stesso tempo rappresentava il naturale sbocco commerciale dei prodotti delle fertili colline di Cerreto e Vinci. Nel corso del Quattrocento l’antico castello comitale aveva sviluppato un borgo extra murario che gravitava attorno alla piazza del mercatale. Sulla piazza si trovavano la loggia del comune e il pozzo pubblico. Attraverso la piazza passava la strada che dall’Arno saliva ai passi del Montalbano. Il borgo era il cuore delle attività commerciali di Vinci: secondo le dichiarazioni fiscali del 1427 vi si trovavano i mestieri legati al passaggio di uomini e merci, come ad esempio le due botteghe da fabbro e quelle per la vendita di masserizie varie e generi alimentari. A quella data la famiglia di Antonio di Ser Piero da Vinci, il nonno di Leonardo, abitava già in una casa del borgo posta nei pressi della porticciola, il punto d’ingresso per chi arrivava dalla valle dell’Arno. Nel 1478 la famiglia di Leonardo ebbe in gestione il mulino del comune che si trovava invece dalla parte opposta della piazza, dove partiva la strada per il Montalbano. Accanto al mulino si trovava un edificio che attorno al 1530 venne preso in affitto dal più piccolo dei fratelli di Leonardo, Giovanni di Ser Piero da Vinci. L’osteria-beccheria di Giovanni da Vinci si trovava in posizione strategica all’angolo con l’androne Ciofi, la via per andare verso San Pantaleo e Cerreto, e in prossimità della strada per i passi del Montalbano. L’acqua, fondamentale per l’attività della beccheria, poteva essere derivata dai canali che servivano il contiguo mulino del comune, anche quello tenuto in gestione dalla famiglia di Leonardo. L’osteria, come tutti i particolari sopra descritti del borgo e del castello di Vinci nell’età di Leonardo, sono riconoscibili nella dettagliatissima pianta tardo cinquecentesca dei Capitani di Parte Guelfa. Si osserva anche la grande diffusione della proprietà fiorentina: sono moltissimi, ad esempio, gli edifici, i poderi e i mulini di proprietà dei Ridolfi. Fra queste anche il Ferrale, ad Anchiano, e diversi mulini fra cui anche il mulino della Doccia che si trovava ai piedi del castello e che Leonardo ha disegnato in una delle sue carte del Codice Atlantico (foglio 765r.). Il castello di Vinci disegnato da Leonardo nella famosa veduta RL 12685 riporta effettivamente in dettaglio la conformazione del sito articolato nelle due parti: la parte alta del castello, con il complesso della Rocca e, probabilmente, la chiesa di Santa Croce, e quella sottostante del borgo. Si tratta di una delle raffigurazioni di luogo fra le più aderenti al vero che Leonardo abbia riprodotto nelle sue carte.
Oggi Vinci offre opportunità diverse per la fruizione e la conoscenza della vita e dell’opera di Leonardo. Il cuore del castello, la Rocca, ospita una delle due sedi del Museo Leonardiano. Il percorso comprende le sezioni dedicate all'ingegneria civile, alle macchine da guerra, al volo, ai meccanismi agli strumenti, agli studi di ottica e ai dispositivi per il movimento in acqua e per la navigazione fluviale oltre ad una esposizione dei modelli dei solidi disegnati da Leonardo per il De Divina Proportione di Luca Pacioli. Nella terrazza panoramica posta sul retro del castello si può ammirare la scultura in legno di Mario Ceroli che reinterpreta in chiave contemporanea l’Uomo Vitruviano di Leonardo. L’antica viabilità interna al castello riconfigurata da Mimmo Paladino nella sua suggestiva scenografia urbana della nuova Piazza Guidi culmina nel Dodecaedro stellato ispirato al disegno del solido realizzato da Leonardo per il De Divina Proportione di Luca Pacioli. Qui si affaccia l’ingresso alla Palazzina Uzielli, l’altra sede del Museo Leonardiano. Nella chiesa castellana dedicata alla Santa Croce, oggi in forma neo rinascimentale, è conservato in un nuovo e suggestivo allestimento entro una sala ottagonale, l’antico fonte battesimale. È qui, nella parrocchia della famiglia da Vinci, che si ritiene sia stato battezzato Leonardo. Nel castello si trova anche la Biblioteca Leonardiana, l’istituzione divenuta il più importante centro per la conservazione e la fruizione dell’opera di Leonardo. Le sue collezioni e l’immenso archivio digitale delle carte leonardiane in alta risoluzione ne fanno il punto di riferimento per gli studiosi di Leonardo di tutto il mondo. All’ingresso del paese, lungo la strada che un tempo portava alla porticciola del borgo del castello, dove si trovavano le case dei da Vinci, è stata collocata la scultura in bronzo che riproduce, in scala minore, il cavallo progetto da Leonardo per il monumento equestre in onore di Francesco Sforza, opera dell’artista giapponese Nina Akamu.
A cura di
Silvia Leporatti
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