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Montelupo Fiorentino

Il castello di Montelupo che Leonardo ha disegnato in diverse carte della Valle dell’Arno nasce come caposaldo fiorentino sulla linea di confine costituita dal fiume Arno. ai primi del Duecento Firenze, intenzionata ad allargare il suo territorio oltre quel confine, mise mano al progetto di costruire ex novo un castello sulla riva sinistra dell’Arno, la riva fiorentina, proprio di fronte alla rocca di Capraia, antico castello della famiglia comitale degli Alberti che si trovava invece sulla riva opposta, in territorio pistoiese. La storia di Montelupo è quindi strettamente legata a quella di Capraia che ai primi del Duecento, era ormai parte del districtus pistoiese e funzionava come caposaldo di questa città sul confine con Firenze.

In quel punto l’Arno è piuttosto stretto ed era attraversato, a quel tempo, da un ponte che consentiva alla strada che proveniva dalla Val di Pesa di proseguire verso il crinale del Montalbano. Ai primi del Duecento il fiume costituiva il confine naturale fra il contado fiorentino e i territori controllati dalle città vicine ma per Firenze, che in quel momento stava progettando l’allargamento del suo territorio, Capraia rappresentava un ostacolo. La risposta fiorentina si sarebbe concretizzata in una serie di azioni volte a neutralizzare quell’importante caposaldo. Come prima cosa Firenze riuscì ad ottenere il controllo delle fortificazioni di Capraia minando il rapporto di collaborazione fra i consoli di Pistoia e il ramo dei conti Alberti che ancora ne avevano il presidio. Contemporaneamente progettò e realizzò un nuovo punto forte sulla sinistra dell’Arno, il castello di Montelupo. È questo il nome della nuova fortezza fiorentina che nel 1204 era già in costruzione sul colle di fronte a Capraia come si legge nel documento che ratifica la tregua fra le parti. Nel testo i pistoiesi, assieme al conte Guido Borgognone, giurano ai fiorentini di non fare cavalcate (scorrerie) ubi est Montelupus, a Florentini noviter hedificatus. Nel 1206 comincia ad essere programmato il piano per popolare il nuovo insediamento che entro i primi decenni del Duecento doveva essere già abitato. Sappiamo infatti che alla metà del secolo fra i danni provocati dai ghibellini nel contado fiorentino è annotata anche la distruzione di due torri, probabilmente gli edifici residenziali dei nuovi abitanti di Montelupo. Il castello doveva comprendeva allora la parte alta del colle che nelle fonti scritte più tarde viene detto appunto Castello, in contrapposizione alla parte bassa dell’abitato, il Borgo. Castello e Borgo saranno racchiusi entro un unico giro di mura nel 1336. È in questa forma che Leonardo disegnerà Montelupo ai primi del Cinquecento.
La minaccia del transito dell’esercito dell’imperatore Enrico VII nel Valdarno Inferiore costrinse Firenze ad affrontare, ai primi del Trecento, il problema della difesa del suo territorio. Anche Montelupo rientrò fra i castelli che nel 1312 furono rivendicati dall’Impero e Firenze si preparava a revisionare le strutture difensive di alcuni centri per riattivarne, se necessario, la funzione. In questa fase di pericolo imminente il comune di Firenze deliberò per Montelupo alcune azioni volte ad impedire che le case del Borgo fossero utilizzate dagli assedianti come punto di appoggio contro la parte alta fortificata, il Castello. la prescrizione prevedeva la rimozione di tutte le parti in aggetto dei tetti delle case del Borgo e la distruzione stessa di quelle case che erano state costruite troppo vicine -oppure in appoggio- alle mura castellane. Ai primi del Trecento dunque l’unica parte difesa di Montelupo era ancora la parte alta, il Castello. Quando, attorno al 1325, questa zona fu interessata dagli episodi bellici che videro Firenze violentemente contrastata da Lucca, il Borgo di Montelupo doveva essere ancora privo di difese e fu probabilmente danneggiato delle incursioni castrucciane. Dunque l’alluvione dell’Arno che nel 1333 danneggiò gravemente le mura di Empoli e di Pontorme toccò probabilmente il Borgo di Montelupo ma non le mura del Castello che si trovava ad una quota sufficientemente alta per scongiurare tale pericolo. Nel 1336 Firenze organizzò un’ importante revisione delle fortificazioni di alcuni dei castelli del suo contado. La delibera prevedeva, per Montelupo, non il riattamento di mura preesistenti ma il compimento delle mura del Borgo. Dunque a questa data le mura programmate per racchiudere il Borgo erano già in fase avanzata di costruzione. Le nuove mura, di cui si vedono ancora oggi alcuni brani conservati in Via Giro delle Mura, avrebbero racchiuso entro un’unica linea difensiva il vecchio castrum e il Borgo, danneggiato solo pochi anni prima dagli armati al seguito di Castruccio.
Il castello di Montelupo viene rappresentato da Leonardo in diverse mappe. Nella grande veduta a volo d’uccello RL 12278 della collezione Windsor, che riporta una vasta porzione della Toscana, sono disegnati diversi affluenti di sinistra dell’Arno fra cui la Pesa. Alla confluenza della Pesa in Arno si legge il toponimo montelupo che indica il disegno di un centro circondato da mura turrite. Maggiori dettagli si osservano nella mappa RL 12685, che riporta una serie di centri fortificati valdarnesi fra cui Montelupo, collocato nello sperone avanzato sulla confluenza del fiume Pesa in Arno. Il centro fortificato è singolarmente ricco di dettagli morfologici: il circuito murario dotato di torri rompitratta delimita uno spazio articolato su due altimetrie, ovvero una parte più bassa, sulla sinistra, ed una più alta, sulla destra. Questa era la forma di Montelupo ancora agli inizi del Cinquecento, costituito dalla parte alta, il castrum fiorentino del 1204, e dal borgo sottostante, che venne circondato da mura all’incirca nel 1336. Il Castello corrisponde alla parte alta di Montelupo dove è visibile oggi il campanile della prioria di San Lorenzo mentre le mura del borgo e correvano fra le attuali vie Roma, Giro delle Mura, via del Castello e via XX Settembre. Vi si aprivano cinque porte. Nella parte orientale del centro dalla “Porta al Fico” o “Romana” partiva la strada per la Val di Pesa mentre la “Porta dell’Ulivo” o “Fiorentina” si prendeva la via vecchia pisana che arrivava a Firenze, passando per Malmantile. Sull’asse dell’attuale via Garibaldi si aprivano due porte, una sul lato settentrionale delle mura, detta “Porta S.Piero” e quella sul lato meridionale, la “Porta sulla Pesa”, da cui partiva la via pisana per Empoli. Sul lato orientale si trovava la quinta porta, la “Porta al Pelacane”, dal nome di un mulino sulla Pesa. Era la porta che conduceva all’Attraversamento dell’Arno, di fronte a Capraia. Nella carta di Leonardo si riconosce nitidamente la via pisana che, con un tratto rettilineo, partiva dalla porta sulla Pesa, attraversava il corso d’acqua e arrivava a Pontorme per poi proseguire per Empoli.
Leonardo aveva avuto modo di osservare le differenti formazioni geologiche che caratterizzavano le colline affacciate sull’Arno. Le sue riflessioni ruotavano attorno all’idea che si fossero formate per il ritirarsi delle acque del mare che anticamente arrivava fino alla Golfolina, dove riceveva le acque dell’Arno. Secondo Leonardo il movimento delle acque marine modellava il materiale litico che i fiumi scaricavano nell’antico mare dando origine a strati geologici di diversa composizione, dai più grossolani ai più fini, ovvero la “ghiara minuta”, la “rena” e infine il “fango”. Il ritirarsi delle acque del mare pliocenico doveva aver lasciato i depositi più grossolani e pesanti lungo le rive antiche poste più a monte e quelli più fini e leggeri lungo le rive poste più a valle. Leonardo osserva e spiega in questo modo la presenza di “sassi grandissimi” e “ghiara” intorno a Montelupo e Capraia, la “rena”, ancora più fine, verso Castelfiorentino, infine il “fango”, il più sottile e leggero, a Collegonzi (Codice Leicester f. 6A-31v; 8B-8v).
A cura di
Silvia Leporatti
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