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Santuario Pietrina

Il luogo che Leonardo indica nella mappa RL 12278 di Windsor con il toponimo “pietra”, raffigurato come un centro fortificato posto sulla riva destra del fiume Elsa, deve essere identificato con i ruderi del castello visibili oggi in località Pietrina, nel comune di Montaione. Questa località doveva avere ancora, al tempo di Leonardo, l’aspetto tipico di un piccolo castello dotato di cinta muraria. Le sue origini, infatti, risalgono ai secoli centrali del Medioevo, periodo nel quale compare nelle fonti scritte il castello detto “de petra”.

Un documento privato dell’anno 1118, redatto nella pieve di San Gimignano, fa riferimento al piccolo castello valdelsano. Si parla di una casa posta “in castro de petra” e di una seconda casa che si trovava, invece, nel “burgo” del medesimo castello. Si tratta della prima attestazione nei documenti scritti del castello di Pietra che, dunque, all’inizio del XII secolo esisteva già ed aveva anche un borgo esterno al castrum. Le due case vengono donate al pievano e alla canonica della pieve di San Gimignano, con cui evidentemente la famiglia dei donatori aveva rapporti piuttosto stretti. A quel tempo Il castello doveva dipendere (come il vicino Montignoso, come il castello “vecchio” di Gambassi e come la stessa San Gimignano) dal vescovado di Volterra. Gli stessi personaggi che compaiono come proprietari di case nel borgo e nel castello de petra appartenevano ad una delle famiglie dell’aristocrazia minore della zona legate al vescovo di Volterra. Durante la prima metà del XII secolo, infatti, il vescovo di Volterra era impegnato nella politica di conservazione dei suoi possessi minacciati, a quel tempo, da una molteplicità di soggetti. Fra questi, gli esponenti dell’aristocrazia maggiore – le casate comitali degli Alberti e dei Guidi – che, come noto, rivendicavano a vario titolo diritti sui castelli della Valdelsa.
Nella seconda metà del XII secolo il castello di Pietra, come il vicino Montignoso, in cui vediamo attivi due rami della medesima famiglia signorile, si trovavano al centro degli interessi di poteri nuovi e in forte ascesa. In particolare le città di Pisa e Volterra, che a quel tempo andavano consolidando i propri territori di pertinenza a scapito dei possessi del vescovo di Volterra. Il privilegio rilasciato da Federico I ai consoli di Pisa nel 1162 dimostra che il controllo della città in direzione del Valdarno aveva raggiunto la Val d’Egola, con i castelli di Barbialla, Collegalli e Montignoso. Le ambizioni della città di Pisa trovano una nuova legittimazione imperiale nel 1191, con la conferma del lungo elenco di castelli concessi in feudo ai fedeli alleati pisani. Fra i castelli valdarnesi viene rammentato quello di Petra Raminga che è possibile identificare con il nostro castello de petra. Negli stessi anni questa parte della Val d’Egola entrò nelle mire di un altro soggetto in forte ascesa, la giovane e ambiziosa universitas di San Gimignano. Sullo scorcio del secolo XII il castello vescovile di San Gimignano aveva cominciato ad erodere le prerogative del suo antico signore. Entro pochi decenni il giovane comune di San Gimignano ottiene la giurisdizione di molti dei castelli del vescovo fra cui, appunto il castello di Pietra. Il controllo di questo castello, assieme a quello di Montignoso, era di fondamentale importanza per la gestione dei transiti lungo i percorsi trasversali alle valli dell’Elsa e dell’Era che collegavano San Gimignano e i centri principali della Valdelsa al mare (Pisa). In quest’ottica va interpretato il documento che rammenta il diritto di passadium (diritto di transito) che veniva riscosso ancora alla metà del Duecento lungo la via per Pisa e che era dovuto, con atto di sottomissione degli uomini di castel di Pietra e di Montignoso, al comune di San Gimignano. La storia di questo piccolo castello segue dunque, nei secoli successivi, le vicende del comune di San Gimignano e in particolare quelle che videro l’importante centro valdelsano entrare definitivamente, nel 1370, nell’orbita della città di Firenze.
Dell’antico castello de petra rimangono oggi alcune porzioni allo stato di rudere visibili sul luogo in cui si trova oggi il Santuario “La Pietrina”, presso la località Palagio, nel comune di Montaione. Sulla sommità della piccola altura boscosa i tratti di mura in bozze di pietra alberese disposte a filaretto delineano alcuni degli ambienti del castello. Dagli Statuti del Comune di San Gimignano dell’inizio del Trecento apprendiamo che all’interno del castello di Pietra era stata disposta la costruzione di un'abitazione per la permanenza in loco del castellano inviato su mandato del comune stesso. Il castello, tuttavia, doveva essere già dotato di muro di cinta e di un cassero, probabilmente il ridotto fortificato munito di torri di cui rimangono le tracce materiali sulla parte più alta del rilievo, assieme ai resti di una cisterna per la conservazione dell’acqua. All’interno del castello era stata edificata una chiesa intitolata ai Santi Andrea ed Agata. La chiesa castellana viene citata per la prima volta nel 1234 in occasione della nomina del rettore da parte dei monaci delle due fondazioni camaldolesi di Badia a Elmi e di San Mariano, sua dipendenza di zona, presso il vicino castello di Montignoso. Agli inizi del secolo XIII, infatti, stava nascendo in questo settore della Valdelsa quello che è stato definito un vero e proprio “distretto camaldolese”, coordinato dagli antichi monasteri di Adelmo (Badia a Elmi) e di San Pietro a Cerreto, entrambi sorti attorno alla metà dell’XI secolo sulla riva sinistra dell’Elsa. Dal punto di vista dell’organizzazione ecclesiastica del territorio la chiesa castellana “de Pietra” faceva parte del plebato di Montignoso (“Ecclesia de Petra” a. 1302-1303, Tuscia II, p. 209). La piccola comunità che ancora nel Quattrocento faceva capo, per l’imposizione fiscale fiorentina, alla parrocchiale del castello contava ben nove famiglie, per un totale di più di cinquanta individui residenti in loco. Se Leonardo, all’inizio del Cinquecento, rappresenta il piccolo centro abitato di “Pietra” con un circuito murario munito di torri è probabile che ancora a quell’altezza cronologica esso avesse mantenuto in buona parte l’impianto difensivo bassomedievale e dunque l’aspetto di piccolo castello turrito del disegno leonardiano.
A cura di
Silvia Leporatti
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