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Pescaia di San Niccolò

Pescaia "della Giustizia" (Pescaia di San Niccolò)

Nel Codice Leicester (f. 13A-13r) , Leonardo prende appunti «sopra la pescaia della Giustizia».
La "Giustizia" si trovava sulla riva destra, nel luogo detto poi della Zecca Vecchia. Da questo lungarno la pescaia attraversa il fiume fino all’argine antistante l’attuale piazza Poggi con la Porta San Niccolò.

"Mulina di San Niccolò"

Leonardo annota, verso il 1507, nel Codice Atlantico (f. 571a-r) «Dallo sbochar che fanno le molina in Arno per la cateratta del ponte Rubaconte»: si riferisce alle mulina di San Niccolò, situate sulla riva sinistra del fiume.
Nel Codice Arundel (f. 273v) osserva che, sulla riva opposta: «il muro delle Casacce si diriza alla porta di San Nicolò».
Nel Codice Leicester (f. 7A-30v) descrive una sequenza di cascate d’acqua in riferimento a questi stessi mulini: «Contro alli mulini di Sancto Nicolò che non vogliano ostaculo alcuno nella lor gora […]».
Si trattava di mulini imponenti e fortificati, spesso illustrati nell’iconografia storica di Firenze.

"Isola dei Cocomeri"

Leonardo annota nel foglio 13A-13r del Codice Leicester: «è una secca, a riscontro dove finiscie l'isola de’ Cocomeri in mezzo d'Arno».
Questa osservazione si trova insieme ad altre relative al ponte Rubaconte, alla pescaia della Giustizia e ai palazzi Bisticci e Canigiani (in via de’ Bardi). Ciò induce a pensare che si tratti di un’isola d’Arno nel tratto a monte del "Ponte Rubaconte" (cioè Ponte alle Grazie) e forse anche della pescaia della Giustizia, dove si trovava la più ricordata "Isola d’Arno": quella dove Pazzino Pazzi, per esempio, si recò per cacciare col falco e fu ucciso nel 1312.

"Spedale del Ceppo"

Nel foglio 16B-16v del Codice Leicester, Leonardo annota osservazioni compiute in Arno «sopra il ponte Rubaconte, alla Torricella»e «sotto lo spedal del Ceppo».
Si tratta dello Spedale di S. Filippo e Iacopo del Ceppo, ovvero della Torricella, sulla riva destra dell’Arno, adiacente fino al 1530 alle Compagnie di S. Niccolò e di S. Girolamo del Ceppo. Questo edificio si trovava in Corso de’ Tintori, vicino a Palazzo Doni; fu qui che Raffaello dipinse i ritratti di Angelo Doni e Maddalena Strozzi, probabilmente influenzato dalla Dama al balcone di Leonardo.

"Ponte Rubaconte" (Ponte alle Grazie)

Fu costruito nel 1237 e prese il nome del podestà milanese di Firenze. Fu l’unico ponte, insieme a Ponte Vecchio, a resistere alla piena dell’Arno del 1833.
Sorgeva nel punto più largo del fiume con 9 arcate per circa 215 metri (2 arcate furono chiuse nel 1347) per fare spazio alla Piazza de’ Mozzi (menzionata da Leonardo nel f. 190v del Codice Arundel); una terza fu chiusa nell’Ottocento per realizzare il lungarno sulla riva sinistra.
Leonardo lo descrive, nel Codice Arundel (f. 273v), «[lungo] 290 e largo 12 e 2 di sponde e 16 di pili»; e lo cita nel Codice Leicester, al f. 13A-13r e al f. 16B-16v ("Sopra il ponte Rubaconte, alla Torricella"). Nel Codice Atlantico (f. 571a-r) menziona "la cateratta del ponte Rubaconte".
Fu chiamato "alle Grazie" alla metà del Quattrocento dal nome dell’Oratorio di Santa Maria delle Grazie, edificato sui pilastri del Ponte insieme alle celle delle monache di clausura (Le Murate, che vi rimasero fino al 1424) e alle botteghe costruite sul Ponte dal 1292.
Il Ponte alle Grazie univa le case degli Alberti (sulla riva destra, oggi via de’ Benci) alle case dei Mozzi (sulla riva sinistra, ancora oggi piazza de’ Mozzi), ricostruite dopo il 1260 nel palazzo fortificato in linea con Via San Niccolò.
L’attuale ponte è stato ricostruito dopo la distruzione del 1944.

Ponte Vecchio

È il più antico dei ponti di Firenze, anche se fu travolto dalla piena del 1333 e ricostruito nel 1345 da Taddeo Gaddi, che ne ridusse le arcate da 5 a 3. In epoche successive sono state aggiunte le botteghe (38 nel 1427) e infine il corridoio Vasariano.
Leonardo nel Codice Arundel (f. 273v) così lo descrive: "Ponte lungo braccia 152 e largo [?]".

Ponte Santa Trinita

Leonardo lo descrive nel Codice Arundel (f. 273v): "188 Largo braccia 15 e 2 di sponde e 28 di pilastri for delle sponde, e’ pilastri son 2". Indicando la distanza fra i vari ponti, precisa per esempio che fra Ponte Santa Trinita e Ponte alla Carraia vi sono 410 braccia.
Fu ricostruito dopo il 1567 da Bartolomeo Ammannati e il direttore dei lavori, Alfonso Parigi il Vecchio, ne fornisce le misure: larghezza - senza le sponde - 17 braccia (anziché le 15 misurate da Leonardo), lunghezza 168 braccia (invece delle 188 di Leonardo).
Unisce via Tornabuoni (piazza Santa Trinita) a via Maggio (piazza de’ Frescobaldi).

Ponte alla Carraia

Nel Codice Arundel (f. 272v), fra una lista della spesa e studi sull’Arno, Leonardo annota: «Batte il muro de’ compari al II pilo della Carraia: IV scirocco […]». E nel foglio 273v dello stesso codice così lo descrive: «[lungo braccia] 230, largo braccia 12 e 2 di sponda e 14 di pile e ha 4 pilastri».
Edificato in legno su piloni di pietra come "Ponte Nuovo" nel 1218-1220, crollò nel 1304 a causa della folla radunata per assistere alla rappresentazione dell’Inferno nella festa di Calendimaggio; fu travolto dalla piena del 1333; fu ricostruito tra il 1334 e il 1337 (forse su disegno di Giotto).
Distrutto nel 1944 e ricostruito nel dopoguerra, unisce Via del Moro e Via de’ Fossi (dall’attuale Piazza Goldoni)  e Via dei Serragli (con l’attuale Piazza Nazario Sauro).

"Muro de’ Compari" (Lungarno Vespucci)

Nel foglio 273v del Codice Arundel, Leonardo indica «Borgo Ognissanti 850 [braccia]» come distanza tra Ponte alla Carraia e l’attuale pescaia di Santa Rosa (già di Ognissanti), ovvero «il muro dei compari», tra «il pilo della Carraia» e la «pescaia de’ compari» (cioè la "pescaia d’Ognissanti", come Leonardo la indica nel foglio RL 12678 di Windsor). Era anche detto "muro dei Consorti" in relazione alla Consorteria delle Mulina d’Ognissanti.

"Pescaia d’Ognissanti" (di Santa Rosa)

Leonardo menziona la pescaia d’Ognissanti nella carta RL 12678 di Windsor ed è la stessa «pescaia de’ compari» che cita nel Codice Arundel (f. 272v). La pescaia, che è ben visibile nella Carta della Catena del 1472, creava un porto fluviale: sulla riva sinistra vi era lo scalo del Pignone presso la Porta San Frediano, sulla riva destra un altro approdo e la Porticciola del Prato.

"Muro dell’Uccello" (Lungarno Soderini)

Nel Codice Arundel (f. 272v), Leonardo cita «il muro dell’uccello a ¾ di scirocco»: si tratta dell’argine sulla riva sinistra del fiume, sempre nel tratto fra il ponte alla Carraia e la pescaia di Santa Rosa. Nel foglio 273v, ne precisa la misura in sole 230 braccia. In questa zona vi era un antico tiratoio, "dell’uccel grifagno", appartenente all’Arte della Lana.

A cura di
Alessandro Vezzosi, con la collaborazione di Agnese Sabato
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