Con il nome di “castelonovo” Leonardo segna nella mappa RL 12278 di Windsor, sulla riva sinistra del fiume Elsa – fra San Quintino e Varna – il centro di Castelnuovo d’Elsa. Viene raffigurato come un abitato circondato da mura turrite: se ne contano quattro. In effetti Leonardo osservò Castelnuovo nelle dimensioni e nella forma che aveva raggiunto durante il Basso Medioevo.
Prima della fine del Duecento non si ha alcuna informazione scritta su Castelnuovo. Il “Castro Novo” viene infatti menzionato per la prima volta nel 1295 in riferimento al priore della canonica di Santa Maria, l’istituzione ecclesiastica principale del centro valdelsano. Non abbiamo informazioni sulle sue origini, mentre si infittisce la documentazione relativa ai suoi rapporti con San Miniato e con la città di Firenze. Castelnuovo, infatti, entrò a far parte del territorio che il potente castello imperiale andava costituendo attorno a sé già dall’inizio del Duecento. La posizione di Castelnuovo, posto sul versante sanminatese dell’antico confine fra le due città, il fiume Elsa, ne condizionò sicuramente il destino nel momento di massimo conflitto. Nella seconda metà del Trecento il territorio di San Miniato entra definitivamente a far parte del comitatus fiorentino. Nel 1369 i castelli di Castelnuovo e Coiano vengono danneggiati dagli uomini del vicino centro di Castefiorentino, ormai già da tempo sotto il controllo di Firenze. L’anno dopo anche questi due castelli del versante sanminiatese dell’Elsa vengono inseriti nel quadro dell’amministrazione territoriale della città del giglio.
La morfologia dell’attuale centro valdelsano di Castelnuovo e la toponomastica superstite hanno consentito di ipotizzare l’aspetto che doveva avere il centro murato durante il Basso Medioevo. Le dichiarazioni fiscali degli abitanti della metà del Quattrocento fanno chiaramente riferimento ad un “castello di sopra” e ad un “borgo inferiore”. Effettivamente l’abitato attuale risulta articolato in due settori altimetricamente distinti: la parte più alta, corrispondente all’attuale Piazza Indipendenza e una parte più bassa, addensata attorno all’attuale piazza della Repubblica. Il “castello di sopra” aveva anche un’area libera, una piccola piazza, su cui affacciava la residenza pubblica degli ufficiali del piccolo comune rurale. Nella parte alta del castello si trova ancora oggi la canonica di Santa Maria, già ricordata nelle Rationes Decimarum dell’ultimo quarto del Duecento, che funzionava anche come parrocchiale del castello. Nel “borgo inferiore” invece, coagulatosi attorno alla strada che collegava il piccolo castello con gli altri centri di crinale in sinistra d’Elsa (Varna, Catignano, Coiano), a partire dal XV secolo funzionava una struttura per l’accoglienza, l’ospedale dei santi Lorenzo e Barbara. La struttura sostituiva nella funzione il più antico ospedale, dedicato a San Iacopo, che si trovava un tempo sulla stessa strada, ma sul lato opposto, in prossimità degli accessi meridionali del Castello, dove si era già formato un altro piccolo borgo esterno al castello, il “borgo Setta”. La parte alta del castello e il borgo inferiore, la parte più popolata e più vicina al nucleo principale, vennero circondati da mura di cui rimane visibile oggi la traccia materiale di due torri di cortina. Il sistema difensivo del piccolo comune rurale, già compromesso durante gli episodi bellici della seconda metà del Trecento, nel secolo successivo appaiono in condizioni critiche. Nel 1436, infatti, un abitante del castello denuncia il danneggiamento della propria casa dovuto al crollo di una torre delle mura. Tuttavia all’inizio del secolo successivo, nonostante fossero già in atto episodi di destrutturazione delle difese castellane, Castelnuovo doveva avere ancora l’aspetto di un castello turrito. È questa la forma in cui fu visto e rappresentato da Leonardo ancora ai primi del Cinquecento. Delle mura e delle torri, probabilmente in laterizio, non è rimasto che qualche traccia visibile lungo le strade dell’abitato attuale. La canonica di Santa Maria Assunta, in gran parte rimaneggiata, conserva al suo interno alcuni brani della muratura originaria. Sul risparmio dell’intonaco di uno dei perimetrali interni sono visibili un portale con architrave e arco a tutto sesto e una piccola monofora strombata, entrambi realizzati in conci ben squadrati di arenaria. Il corpo di fabbrica della chiesa castellana era dunque realizzato in pietra, mentre il campanile attuale, forse di epoca successiva, è interamente realizzato in laterizi.
Castelnuovo appartiene a quella particolare serie di località poste sul crinale in sinistra d’Elsa che sembrano essere collegate ad uno dei tracciati della via Francigena. Fra questi, oltre Castelnuovo, Collepatti, Varna, Catignano, S. Eusebio. Secondo recenti studi, infatti, in un periodo precedente alla nascita della nuova Francigena, quella di fondovalle, sulla destra dell’Elsa, era venuto formandosi un percorso parallelo a quello più antico – il famoso tracciato descritto dal vescovo Sigeric nel X secolo –, che correva ancora sulla sinistra dell’Elsa ma più spostato verso il fiume. Questo tracciato “intermedio”, che avrebbe preso forza durante il XII secolo, sarebbe indiziato dalla presenza di numerosi centri per l’accoglienza sorti in quella posizione. La fondazione di canoniche ed ospedali, secondo questa lettura, costituirebbe parte di questo programma, marcando con la presenza degli edifici per l’accoglienza un tracciato della Francigena alternativo a quello del X secolo. La vicinanza di Castelnuovo alla pieve di Coiano, una delle tappe del più antico tracciato della Francigena, suggerisce come quell’importantissimo percorso fosse articolato in varianti e in percorsi alternativi.
A cura di
Silvia Leporatti
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